Il segretario della Cgil a margine della consegna delle firme in Cassazione: "In questi 25 anni è stato al centro il mercato, non i diritti"

Quattro quesiti, quattro milioni di firme, 1036 scatole. Questo è il risultato della raccolta firme avviata dalla Cgil per i referendum abrogativi contro il jobs act, contro il tetto all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato, contro l’abuso del contratto a termine e la deresponsabilizzazione delle aziende nei subappalti. “I diritti delle persone non sono cose antiche – denuncia il segretario della Cgil, Maurizio Landini, al momento della consegna delle firme in Cassazione a Roma – la dignità delle persone si realizza nel momento in cui il lavoratore non è precario, nel momento in cui non può essere licenziato ingiustamente o morire sul luogo di lavoro. Il tema vero è che in questi 25 anni è passata una cultura che ha messo al centro il mercato e non i diritti, questo ha reso tutto una merce compresa la vita delle persone. Anziché investire sulle persone si è pensato di appaltare e subappaltare. La nostra è una domanda di un nuovo modello di sviluppo. Noi cominceremo da domani la raccolta firme anche per l’Autonomia differenziata perché le cose sono legate, in ballo c’è la libertà delle persone. Il messaggio che noi mandiamo è che queste libertà individuali possono essere conquistate collettivamente perché uno da solo non va da nessuna parte. Diciamo che sono le singole persone che possono decidere. Il referendum ha una forza: sei tu, singolo cittadino, singola persona, se vuoi, a cambiare le cose con una firma”.

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