Autonomia, al via la raccolta firme: prove di convergenza nel centrosinistra ma Calenda si sfila

La segretaria del Pd Elly Schlein: "La riforma aumenta le disuguaglianze"

Dopo la battaglia sul salario minimo, un nuovo tema permette al centrosinistra di fare le prove generali di una convergenza più ampia: è scattata in tutta Italia la raccolta delle firme per il referendum contro l’Autonomia differenziata. Un provvedimento che, a detta di tutte le opposizioni, spacca l’Italia creando nuove disuguaglianze.

Così i vari leader, tranne Carlo Calenda che non partecipa, con Azione, alla raccolta firme e critica subito la nuova idea di unità del centrosinistra da Iv ad Avs, si sono esposti in prima persona in varie parti del Paese per ‘varare’ una raccolta di firme che dovrebbe servire, nelle intenzioni del segretario della Cgil Maurizio Landini, a “portare al voto 25 milioni di italiani, in un Paese dove ormai il 50% a votare non ci va più. Uno che firma oggi sta dicendo una cosa molto precisa, e cioè che vuol tornare lui a contare”.

Schlein: “Riforma aumenta le disuguaglianze”

La segretaria del Pd, Elly Schlein, sceglie Perugia per promuovere “un referendum che porteremo avanti con tante altre forze politiche, forze sociali, associative”, e sottolinea che già tante persone nella prima mattina disponibile si sono recate ai banchetti “per firmare contro una riforma sbagliata, l’autonomia differenziata fatta dal governo Meloni, che spacca in due il Paese, che aumenta le diseguaglianze che il Sud e le aree interne hanno già pagato troppo, ma che è una riforma insensata anche per il Nord, perché rischia di frammentare venti politiche energetiche diverse”. “Autonomia differenziata – dice la segretaria dem – dietro questo nome tecnico vuol dire una cosa chiara. Vuol dire limitare l’accesso alla salute, alla Sanità pubblica, al trasporto pubblico locale, alla scuola pubblica, ai cittadini, alle cittadine, a seconda di dove nascono”. Ma nella nostra Costituzione, conclude, “c’è un principio fondamentale che è quello della unità nazionale, che noi vogliamo difendere”.

Gli altri leader delle opposizioni

“L’Italia non si spacca, dobbiamo fermare questa riforma che opera una secessione voluta dal governo Meloni”, le fa eco da Civitavecchia il leader M5S, Giuseppe Conte. “Non possiamo consentire che soffrano ancora di più Sanità, Istruzione, Trasporti, Infrastrutture. Noi dobbiamo difendere l’unità e il Tricolore”. Per Riccardo Magi, che dall’assemblea di +Europa lancia la campagna, oltre a tutto questo l’Autonomia sarà anche “una bomba per i conti pubblici”, e annuncia che “tra poche ore, così mi dicono da Palazzo Chigi a meno di una smentita, andrà in Gazzetta il Dpcm già firmato che ufficialmente dà avvio alla piattaforma gratuita per la raccolta digitale delle firme sui referendum”. La campagna di Italia Viva è partita invece a Roma dove Maria Elena Boschi ha dato il via alla raccolta firme, mentre il leader Matteo Renzi giovedì prossimo sarà a Napoli. Al mercato di Testaccio, a Roma, i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni firmano “per cancellare una pessima controriforma, che aumenterà in modo indecente le disuguaglianze già enormi di questo Paese e che frantumerà l’Italia in venti piccoli staterelli del tutto incapaci di rispondere alle sfide di questo tempo”, e “chi vuole ridurre a brandelli l’Italia dovrà vedere come gli italiani risponderanno”. Un’unità di intenti che appare come banco di prova per una convergenza più ampia, dopo le aperture di Renzi, nonostante l’altolà di Conte, ma che Schlein si dice “convinta” che attorno a certe priorità “tra le forze che vogliono costruire l’alternativa alla destra, si possa costruire”. Il leader di Azione, Carlo Calenda, però, si sfila subito: “Il punto è il compromesso per fare cosa. Se, come accade nel cosiddetto ‘campo largo’, non c’è accordo su nulla a partire dal posizionamento internazionale, allora è solo un accordo di autoconservazione. Lo comprendo, semplicemente non produrrà nulla per l’Italia”.