Lo si legge nel Rapporto sullo Stato di diritto 2024. Poi lo sprone "ad adottare norme su conflitto interessi e lobby"
La Commissione dell’Unione Europea ha pubblicato oggi il Rapporto sullo Stato di diritto 2024 relativo ai Paesi membri dell’Unione. Numerose le osservazioni riguardanti i principali temi politici italiani. Si va dalle riforme costituzionali, su cui la Commissione solleva “dubbi per quanto riguarda il bilanciamento istituzionale e la stabilità“, all’azione dell’esecutivo sulla giustizia, su cui sono state espresse “preoccupazione sulla riforma Nordio e sull’emendamento Costa” ma anche sottolineato come il reato di abuso d’ufficio – da poco eliminato dal nostro ordinamento – sia “essenziale nella lotta alla corruzione” e vada dunque “controbilanciato”.
Passaggi poi sul tema della libertà di stampa, con l’invito a “fare progressi sulla diffamazione e sulla protezione del segreto giornalistico” e sul tema delle attività di lobbying, in merito alle quali si sollecita “una legge sul tema del conflitto di interessi”.
Fonti governo: “Critiche già note e presenti in report anni passati”
Riguardo al Rapporto 2024 sullo stato di diritto nell’Unione europea pubblicato oggi dalla Commissione europea, fonti di governo fanno sapere che “in merito agli accenti critici contenuti nel documento, per molti di essi si tratta di osservazioni già note poiché contenute nei rapporti degli anni precedenti. A questo proposito si ricorda che cinque delle sei raccomandazioni contenute nel Rapporto 2024 sono esattamente identiche a quelle contenute nei Rapporti 2022 e 2023”.
“Per molti altri – proseguono le fonti – si tratta di commenti non attribuibili direttamente alla Commissione europea ma bensì a soggetti terzi (enti istituzionali non governativi, associazioni di categoria, ONG, ecc), alcuni dei quali apertamente polemici nei confronti del Governo, che la Commissione ha inteso consultare nella fase di redazione del rapporto e la cui opinione è stata poi riportata all’interno del documento (peraltro citando correttamente la fonte)”. Secondo quanto si apprende dalle stesse fonti di governo, “si tratta di critiche certamente legittime ma che vanno lette ed interpretate per quelle che sono, ovvero come opinioni di parte”.
Premierato, Commissione Ue: “Dubbi su bilanciamento istituzionale e stabilità”
“Il Governo ha presentato al Parlamento un progetto di riforma costituzionale, con l’obiettivo di garantire una maggiore stabilità di governo. Alcune parti interessate hanno espresso preoccupazioni in merito alle modifiche proposte all’attuale sistema di controlli e bilanciamenti istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa apportare maggiore stabilità”. E’ quanto si legge nel Rapporto sullo Stato di diritto 2024, pubblicato oggi dalla Commissione europea.
“Il progetto di riforma prevede anche una regolamentazione dettagliata in caso di crisi di governo, ovvero se il governo cade prima della fine del mandato quinquennale della legislatura – si legge ancora -. In tal caso, il Presidente della Repubblica avrebbe tre opzioni: dare un nuovo mandato per formare il governo al Primo Ministro uscente; nominare un nuovo Primo Ministro, a condizione che sia un membro del Parlamento e appartenga allo stesso partito o coalizione del Primo Ministro uscente; oppure sciogliere il Parlamento se né il primo né il secondo Primo Ministro ottengono la fiducia del Parlamento (non sarebbe consentita la formazione di un terzo governo). Con questa riforma, non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come Primo Ministro“.
Ue: “Preoccupazioni su riforma Nordio ed emendamento Costa”
“Due iniziative legislative, la cosiddetta “riforma di Nordio” e l'”emendamento Costa“, sono state presentate per regolamentare la possibilità di pubblicare determinate categorie di documenti giudiziari. Il Governo ha ritenuto che tali iniziative fossero giustificate per garantire il diritto alla privacy, il rispetto della riservatezza della corrispondenza e delle comunicazioni e la presunzione di innocenza”, si legge inoltre nel Rapporto.
“Il Governo – si legge nel Rapporto – ha inoltre ritenuto che tali iniziative non avrebbero influito sulla libertà di stampa né sulla libertà di informazione, poiché, nel caso della riforma Nordio, la limitazione si sarebbe applicata solo alle informazioni non acquisite nel corso del procedimento penale in conformità alle pertinenti disposizioni del codice di procedura penale, mentre, nel caso dell’emendamento Costa, il divieto di pubblicazione sarebbe stato limitato temporalmente alla fase delle indagini preliminari e non avrebbe impedito in alcun caso ai giornalisti di parafrasare o riassumere il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare. Tuttavia, diversi soggetti interessati hanno ritenuto che tali misure costituissero una restrizione della libertà di stampa, poiché avrebbero influito sulla rendicontazione giudiziaria e sul diritto dei cittadini a essere informati. I soggetti interessati hanno inoltre sollevato preoccupazioni in relazione alle misure previste dall’emendamento Costa, che evidenziano il rischio che generi un effetto paralizzante sui giornalisti, che rischiano di essere maggiormente esposti a possibili cause per diffamazione in caso di riassunti errati o riformulazioni di ordini di custodia cautelare”.
Commissione Ue: “No progressi su diffamazione e protezione segreto giornalisti”
“Nessun ulteriore progresso nel proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime sulla diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”, si legge inoltre nel Rapporto.
Commissione Ue: “Italia adotti norme su conflitto interessi e lobby”
“Adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e adottare norme esaustive sulle attività di lobbying per stabilire un registro operativo delle attività di lobbying, inclusa un’impronta legislativa”, si legge inoltre nel Rapporto.
Abuso ufficio, per Commissione Ue “è essenziale in lotta a corruzione, va controbilanciato”
“Il Parlamento ha approvato un disegno di legge che abroga il reato di abuso di ufficio pubblico e limita l’ambito del reato di traffico di influenza. Le modifiche all’ambito del reato di traffico di influenza mirano a escludere non solo i casi in cui l’intermediario si limita a dichiarare di poter influenzare il pubblico ufficiale, ma anche i casi in cui il vantaggio promesso o concesso non è economico”, si legge inoltre nel Rapporto. “Il Governo ritiene che solo una frazione di tutti i procedimenti penali correlati per abuso di ufficio pubblico si concluderebbe con una condanna, il che dimostrerebbe l’inefficacia della criminalizzazione di tale comportamento, se confrontata con le risorse amministrative e finanziarie investite nello svolgimento delle relative attività procedurali”, si legge ancora nel rapporto.
Inoltre, si legge, “il Governo sostiene che il reato ha un effetto paralizzante sulle pubbliche amministrazioni e altri reati di corruzione forniscono un quadro legislativo sufficientemente forte per contrastare gli atti che minano l’imparzialità e la corretta condotta della pubblica amministrazione. Tuttavia, la criminalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenza fanno parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono quindi strumenti essenziali per l’applicazione della legge e l’azione penale per combattere la corruzione. Le parti interessate hanno sottolineato che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio potrebbe portare a livelli inferiori di individuazione e indagine di frode e corruzione. Inoltre, la riduzione della portata del reato di traffico di influenza dovrebbe essere controbilanciata da norme più severe in materia di lobbying. Il 3 luglio 2024, il Governo ha approvato un decreto legge che introduce un nuovo reato di appropriazione indebita che copre i casi di impropria allocazione di denaro o beni mobili da parte di funzionari pubblici”.
Commissione Ue: “Percezione corruzione nel settore pubblico resta alta”
“La percezione tra esperti e dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico rimanga relativamente alto. Nel Corruption Perceptions Index 2023 di Transparency International, l’Italia ottiene un punteggio di 56/100 e si colloca al 17° posto nell’Unione Europea e al 42° a livello mondiale. Questa percezione è rimasta relativamente stabile negli ultimi cinque anni. L’Eurobarometro speciale sulla corruzione del 2024 mostra che il 78% degli intervistati ritiene che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese (media UE 68%) e il 31% degli intervistati si sente personalmente colpito dalla corruzione nella propria vita quotidiana (media UE 27%)”, si legge inoltre nel Rapporto.
“Per quanto riguarda le imprese, l’83% delle aziende ritiene che la corruzione sia diffusa (media UE 65%) e il 50% ritiene che la corruzione sia un problema quando si fanno affari (media UE 36%) – si legge ancora nel Rapporto -. Inoltre, il 37% degli intervistati ritiene che vi siano sufficienti azioni penali di successo per scoraggiare le persone dalle pratiche corrotte (media UE 32%), mentre il 32% delle aziende ritiene che le persone e le aziende sorprese a corrompere un alto funzionario siano adeguatamente punite (media UE 31%). Il Piano nazionale anticorruzione è stato aggiornato per rafforzare la sezione sugli appalti pubblici e sono in fase di elaborazione linee guida sulle porte girevoli”.
Rai, Commissione Ue: “Persistono sfide su efficacia governance e finanziamento”
In diversi Stati membri sono state concordate o sono in corso riforme volte a rafforzare l’indipendenza delle emittenti pubbliche nazionali. In Italia, sebbene vi siano norme volte a garantire che i media pubblici forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, persistono sfide legate all’efficacia della sua governance e del suo sistema di finanziamento”, si legge inoltre nel Rapporto.
“I media di servizio pubblico svolgono un ruolo cruciale nel panorama mediatico e, sebbene esistano regole volte a garantire che forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, vi sono diverse sfide in relazione al loro sistema di governance e finanziamento – si legge nel dettaglio -. L’emittente di servizio pubblico, RAI, rappresenta la fonte di notizie più frequentemente utilizzata dal pubblico italiano ed è il primo operatore sia nel settore audiovisivo, dove detiene il 37,9% di quote di ascolto in un giorno medio, sia nel settore radiofonico, dove detiene il 23,1% di quote di mercato in termini di ricavi. Il contratto di servizio, stipulato tra RAI e il Governo, specifica le modalità per l’adempimento della missione di servizio pubblico della RAI e richiede alla RAI di fornire un’offerta indipendente, imparziale e pluralistica. Tuttavia, come menzionato nel Rapporto sullo stato di diritto 2023 e nel MPM 2024, l’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della RAI rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia“.
A questo proposito, aggiunge il Rapporto “gli stakeholder sottolineano la necessità di una riforma completa per garantire che la RAI sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica. Gli stakeholder hanno anche segnalato che, a seguito della nomina del nuovo CEO della RAI e di altre figure di alto livello, tra cui i direttori dei notiziari, si è verificato un cambiamento editoriale che ha portato alle dimissioni di diversi giornalisti e presentatori. Gli stakeholder hanno espresso preoccupazioni in merito alle nuove regole sulla parità di tempo di trasmissione (la cosiddetta par condicio), applicabili alle comunicazioni e alle informazioni politiche trasmesse sulla RAI durante le elezioni del Parlamento europeo del 2024, che consentirebbero ai candidati con un ruolo nel governo di avere più tempo di trasmissione e visibilità rispetto ai candidati dei partiti di opposizione. D’altro canto, il Governo ha indicato che le attività di monitoraggio dell’AGCOM avrebbero garantito il rispetto delle regole sulla par condicio e che non vi erano indicazioni che esse avvantaggiassero i candidati con ruoli di governo rispetto ad altri candidati”.
Inoltre, si legge “sono state espresse preoccupazioni sulla decisione del Governo, adottata con la Legge di Bilancio per il 2024, di ridurre il canone di abbonamento RAI e di compensare tale riduzione con l’erogazione di un finanziamento diretto aggiuntivo di 430 milioni di euro. Mentre il Governo ha spiegato tale modifica come una riallocazione delle risorse di finanziamento, attuata attraverso una riduzione della componente del canone di abbonamento RAI collegata a un aumento della componente relativa ai trasferimenti dalla fiscalità generale, gli stakeholder hanno ritenuto che la riduzione del canone di abbonamento potrebbe incidere sull’autonomia finanziaria e sulla redditività della RAI, riducendo le risorse disponibili che la RAI può riscuotere autonomamente e che sono necessarie per operare e assolvere alla propria missione di servizio pubblico. Si ritiene inoltre che ciò rischi di incidere sulla prevedibilità delle risorse complessive per la RAI, compromettendone sia la futura capacità di pianificazione finanziaria sia la stabilità economica”.
Commissione Ue: “Preoccupa aumento uso decreti legge in Italia”
“Gli stakeholder hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che i decreti legge siano utilizzati troppo spesso dal Governo. Gli stakeholder hanno sottolineato che l’uso dei decreti legge da parte dei governi (non solo del Governo in carica) è aumentato negli ultimi decenni e si è eccessivamente intensificato negli ultimi anni”, si legge inoltre nel Rapporto.”Secondo i dati ufficiali, nell’attuale legislatura (iniziata nell’ottobre 2022), il Governo ha adottato 59 decreti legge; di questi, 51 sono stati convertiti in legge, mentre sette non sono stati convertiti, ma il loro contenuto è stato inserito in altre leggi. Ciò ammonta a circa il 50% delle leggi adottate dal Parlamento. Il frequente utilizzo di decreti legge da parte dei governi potrebbe influenzare l’equilibrio dei poteri tra il governo (come potere esecutivo) e il Parlamento (come potere legislativo)”, si precisa.
Commissione Ue: “Affrontare presto pratica donazioni a partiti”
L’Italia non ha fatto “alcun ulteriore progresso nell’affrontare in modo efficace e rapido la pratica di canalizzare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e nell’introdurre un registro elettronico unico per le informazioni finanziarie sui partiti e sulle campagne elettorali”. E’ quanto si legge nel capitolo sull’Italia del Rapporto sullo Stato di diritto 2024, pubblicato oggi dalla Commissione europea. Si raccomanda, pertanto di “affrontare in modo efficace e rapido la pratica di canalizzare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un registro elettronico unico per le informazioni finanziarie sui partiti e sulle campagne elettorali“.
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