È stato notificato questo pomeriggio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il ricorso con il quale la Regione Campania chiede alla Corte Costituzionale di dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Il ricorso la Regione Campania, rappresentata dal professore Francesco Marone, ordinario di Diritto costituzionale e di giustizia costituzionale presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in affiancamento all’Avvocatura regionale, si articola in 15 motivi, riferiti sia al procedimento delineato dalla legge Calderoli per la sottoscrizione delle intese con le singole Regioni, sia ai contenuti e agli effetti delle stesse intese e ai presupposti per l’attribuzione di forme di autonomia più ampie, connessi alla determinazione dei Lep.
Secondo la Regione Campania, la legge sull’autonomia differenziata “consente una devoluzione di competenze alle Regioni così ampia e incontrollata, anche in materie riguardanti diritti fondamentali e servizi di civiltà come la sanità, la scuola pubblica, la previdenza integrativa, la protezione civile, da minare la stessa sovranità dello Stato e rompere l’unità nazionale e l’eguaglianza dei cittadini delle diverse aree del Paese”. Inoltre “il ruolo del Parlamento, unico garante dell’unità nazionale e dell’interesse generale, è del tutto svilito, in favore del presidente del Consiglio dei Ministri, al quale viene affidato in esclusiva il potere di limitare l’oggetto delle intese”. Nel ricorso è sottolineato che “in contrasto con le norme costituzionali, che espressamente subordinano l’autonomia differenziata all’attuazione delle misure perequative previste per il superamento dei divari territoriali e al concreto finanziamento e attuazione dei Lep, la legge contiene mere affermazioni di principio sulla determinazione dei Lep, come confermato dall’espressa previsione di invarianza finanziaria”; inoltre “le modalità attuative dell’art. 116, comma 3 della Costituzione adottate dalla legge Calderoli ne tradiscono in realtà lo spirito, in quanto, invece di consentire un decentramento di funzioni in ottica di snellimento e di efficienza, determinano un sistema iniquo, volto a realizzare non un progetto ‘di autonomia, fattispecie lecita, ma più correttamente di secessione, evento illecito, che si colloca fuori dell’ordinamento costituzionale’, come efficacemente segnalato in sede di audizione sul disegno di legge dalla professoressa Giovanna De Minico, ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università Federico II di Napoli”. Infine, si legge nel ricorso presentato dalla Regione Campania alla Corte Costituzionale, “vi è una gravissima violazione del principi di legalità, in quanto l’individuazione dei Lep viene affidata al Governo senza predeterminare alcun principio o criterio direttivo, in contrasto con la Costituzione”, e “si affida l’intesa ad una trattativa con il Governo, mortificando il ruolo delle Conferenze, in violazione del principio di leale collaborazione e impedendo di verificare le ricadute dei singoli percorsi sull’insieme delle Regioni e su tutta la rete delle autonomie locali”.