Per un rapporto del Gruppo di Stati contro la corruzione (Greco), la normativa c'è ma è complessa, il che va a discapito della sua efficienza
Il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di fare di più per il contrasto della corruzione e del conflitto di interessi. Lo si legge in un rapporto del Gruppo di Stati contro la corruzione (Greco), all’interno dell’organizzazione internazionale. In particolare, vengono chieste “misure decise per prevenire la corruzione in Italia nei confronti delle persone con funzioni di vertice, tra cui il presidente del Consiglio dei ministri, i ministri, i sottosegretari di Stato, i commissari straordinari e speciali, i membri degli uffici di diretta collaborazione, nonché i membri della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza“. Nel suo rapporto di valutazione, il Greco rileva che l’Italia “dispone di un quadro normativo consistente in materia di prevenzione e lotta alla corruzione”, ma ne critica la “complessità che va a scapito della sua efficienza“. Questo – si legge – “è particolarmente evidente nella regolamentazione dei conflitti di interesse e della divulgazione finanziaria, dove si applicano norme diverse che non coprono adeguatamente tutti i ruoli di alto livello”. Il Greco rileva anche che “non esiste un quadro comune per l’integrità applicabile” a tutti i ruoli apicali dello Stato mentre “un’analisi sistemica dei rischi per l’integrità e un codice di condotta specifico dovrebbero essere applicati a tutti, integrati da una guida adeguata, da una sensibilizzazione dedicata e da una consulenza riservata sulle questioni etiche”.
“Rafforzare le norme su doni, vantaggi e inviti”
In particolare – viene spiegato ancora – “è necessario rafforzare le norme e gli orientamenti su doni, vantaggi e inviti, sui contatti con i lobbisti e sul post-impiego“. Inoltre è importante garantire che tutte le violazioni delle norme applicabili comportino sanzioni adeguate, cosa che attualmente non avviene. Per quanto riguarda la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, il Greco “è preoccupato per la scarsa rappresentanza femminile, soprattutto a livello dirigenziale“. Le tre forze armate – spiega il rapporto – “dispongono di un solido sistema di prevenzione e gestione dei rischi per l’integrità. Tuttavia, potrebbe essere migliorato introducendo controlli di integrità nel contesto di trasferimenti e promozioni, nonché a intervalli regolari per le funzioni più esposte”. La Polizia di Stato, sottolinea il Greco, “non ha un codice di condotta dedicato” e l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza “devono integrare le loro regole etiche con una guida più pratica. “Tutte e tre le forze dovrebbero inoltre introdurre meccanismi di consulenza confidenziale su questioni di integrità. Infine, dovrebbero essere organizzate regolarmente attività di sensibilizzazione per tutto il personale sulle misure di protezione degli informatori“, conclude il rapporto.
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