“Non capisco come si possano chiedere le mie dimissioni, non ho fatto nulla di male, né a livello giuridico, né a livello istituzionale”. Con queste parole, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, si sarebbe sfogato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con amici e collaboratori, dopo il colloquio di un’ora e mezza con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul caso di Maria Rosaria Boccia, l’influencer e imprenditrice che aveva dichiarato di essere stata nominata consigliera del ministro, salvo poi essere smentita, e che da allora sui social pubblica mail e documenti per ribadire l’avvenuta nomina e contraddire le versioni dei fatti dichiarate dallo stesso Sangiuliano. Ricevuto dalla premier, ieri il ministro ha ribadito di non aver speso soldi pubblici a vantaggio di Boccia e di non aver condiviso con lei nessuna informazione sensibile o documento riservato legato all’organizzazione del G7 Cultura. Se Boccia ha scritto sui social di non aver “mai pagato nulla” in tutte le trasferte fatte con il ministro tra giugno, luglio e agosto, è perché “ho pagato tutto io con la mia carta di credito personale“, giura il ministro. E per quanto riguarda l’utilizzo delle auto blu, precisa che “non è un’auto blu, ma un’auto con tutela dei carabinieri, che devo usare per ogni spostamento per ragioni di sicurezza. Lei ci è salita sempre e solo con me, mai da sola. Sempre per brevi tragitti, magari verso la stazione”, sfogandosi poi: “Cosa credete che facesse Salvini con la Isoardi? E poi con la Verdini, anche prima di stabilizzare la loro relazione? E Franceschini con la De Biase, prima che diventasse sua moglie?”. La proposta di collaborazione professionale con Boccia, sempre secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe stata ritirata perché il rapporto era andato oltre il livello professionale: “Aveva il curriculum e le carte in regola per svolgere quel ruolo, ma quando la nostra reciproca stima professionale è diventata un fatto privato, io per primo ho ritenuto di dover fermare tutto. Dovrebbero applaudirmi per questo”. Resta l’amarezza per come è stato dipinto in questi giorni sui giornali, per le complicazioni nella vita privata e per la sofferenza provocata da questa storia. “La cosa si è interrotta e basta, non c’è altro da dire”.
Dopo la pubblicazione delle sue parole sul quotidiano torinese, il ministro ci ha poi tenuto a precisare che le sue parole non erano da interpretarsi come un’accusa di utilizzo improprio delle auto blu da parte del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. “Con riferimento alle dichiarazioni riportate questa mattina dal quotidiano ‘La Stampa’, nel riaffermare tutta la mia stima e amicizia nei confronti del Vicepremier Matteo Salvini, noto con rammarico che un mio ampio ragionamento sull’obbligo che noi abbiamo di utilizzare per i nostri spostamenti solo auto poste a tutela dell’autorità, per cui chi ti accompagna deve essere con te, è stato travisato. Non era certamente mia intenzione attaccare l’onorevole Salvini, di cui ho massima considerazione e i cui comportamenti da sempre per me sono irreprensibili”, ha dichiarato il ministro con una nota.
“Io mi fido dei colleghi con cui lavoro”. Così il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, uscendo dal vertice del partito alla Camera, interpellato sul caso Sangiuliano.