Sette ore di requisitoria per i pubblici ministeri, secondo cui l'allora titolare dell'Interno aveva l'obbligo di fornire un porto sicuro. Meloni: "Precedente gravissimo"

Condannate Matteo Salvini a 6 anni di reclusione per aver sequestrato i 147 migranti a bordo dell’Open Arms e per aver omesso atti d’ufficio“. La richiesta di pena per il ministro delle Infrastrutture rimbomba nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. A pronunciarla la procuratrice aggiunta Marzia Sabella alle 17.25 di sabato pomeriggio al termine di una requisitoria iniziata dal pm Calogero Ferrara e continuata dalla collega Giorgia Righi. Dopo tre anni esatti dall’inizio del processo e 27 udienze la pubblica accusa chiede il carcere per il leader leghista che nell’agosto del 2019 era ministro dell’Interno e secondo i pm privò i migranti del diritto alla libertà.

“Aveva l’obbligo di fornire un porto sicuro”

“Il dibattimento ha dimostrato che almeno dal 14 agosto il ministro Salvini aveva l’obbligo di fornire un porto sicuro, e il diniego avvenne in totale spregio delle regole, un diniego limitò la libertà personale di 147 persone – hanno detto i Pm – Prima si fanno scendere e poi si redistribuiscono, altrimenti si rischia di fare politica su persone che stanno soffrendo, sulla pelle dei disperati”.

Meloni: “È un precedente gravissimo”

Una richiesta che scatena immediatamente le reazioni politiche, a partire da quella della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo la quale “è incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”, perché “trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini”.

Salvini: “Colpevole di aver difeso l’Italia”

Non può mancare anche il commento del diretto interessato, che sui social scrive di una “follia. Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai”. Poi posta un video che lo ritrae su uno sfondo nero, viso e busto illuminati da una luce diretta, in cui mette in scena una sorta di ‘interrogatorio’, di ‘arringa’, in cui difende il suo operato e conclude: “Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data”. “Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell’Interno per difendere la legalità. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico”, afferma il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre “piena ed affettuosa solidarietà” arrivano anche dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che aggiunge: “Per quanto riguarda il processo, la sua origine e le sue caratteristiche, mi riporta ai tanti articoli che ho scritto in merito prima di diventare ministro”.

 

 

Schlein: “Inopportuno l’intervento di Meloni”

Critica invece la segretaria del Pd Elly Schlein, che ritiene “molto inopportuno l’intervento della presidente del consiglio Giorgia Meloni perché noi pensiamo che il potere esecutivo e giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazione dei poteri. E quindi il rispetto istituzionale imporrebbe di non mettersi a commentare dei processi che sono aperti. Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo di commentare il processo a Salvini da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti“.

La requisitoria

Per sette ore i pm palermitani hanno prima descritto il quadro normativo in vigore nell’estate di cinque anni fa, poi hanno ripercorso minuto per minuto quanto accadde nel Mediterraneo centrale dall’1 agosto fino al momento dello sbarco. Infine, hanno inquadrato le responsabilità penali dell’imputato. “Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da tempi ancestrali. Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini – ha sottolineato il pm Gery Ferrara – L’Onu ha stabilito che la rotta del Mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritaria la tutela della vita dei naufraghi“. Per l’accusa tre anni di dibattimento hanno dimostrato che non c’era alcun allarme terrorismo per i naufraghi della Open Arms. “Il rischio che fra i naufraghi non identificati ci fosse la presenza di terroristi non è fondato perché in primo luogo nessuno è andato a controllare se avessero documenti e in secondo luogo è discriminante perché il rischio che vi fossero terroristi è stato prospettato dal solo Salvini sulla base della nazionalità dei migranti” ha ribadito Marzia Sabella sottolineando come “anche i terroristi, i criminali se in pericolo in mare hanno il diritto di essere salvati. Uno Stato, che non è un criminale, li salva e poi li processa. Questo dice il codice internazionale”. Invece il ritardo consapevole nel concedere il porto sicuro ha messo a rischio i naufraghi, soprattutto i più piccoli. “I minori sono in primo luogo vittime altamente vulnerabili, non migranti non identificati, non c’era alcun motivo per applicare il decreto interdittivo di Salvini – hanno più volte detto i pubblici ministeri – Dovevano essere accolti immediatamente, non c’erano scusanti di sorta per ritardare il porto sicuro”.

La difesa: “Rappresentazione molto difesa da quella emersa in dibattimento”

Sette ore di requisitoria che la difesa di Salvini ha stigmatizzato alla fine dell’udienza. Per l’avvocata Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, i magistrati palermitani hanno fatto politica. “È di tutta evidenza che in questa requisitoria hanno messo in discussione il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica del prima redistribuire e poi sbarcare”. Per Bongiorno la rappresentazione data dai tre pubblici ministeri “è molto diversa da quella emersa in tre anni di dibattimento“. Nella prossima udienza la parola passerà alle parti civili, prima che l’avvocata racconti in aula la verità di Salvini nell’arringa finale.

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