La Lega punta su stop al canone e aumento del tetto pubblicitario: ma non esclude l'ipotesi privatizzazione
La data segnata in agenda è martedì primo ottobre per un doppio appuntamento: a Viale Mazzini ci sarà l’assemblea dei soci e a seguire la prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione, che eleggerà al suo interno il nuovo amministratore delegato, Giampaolo Rossi, designato dal Tesoro, e la presidente in pectore Simona Agnes, che poi dovrà essere convalidata dalla commissione di Vigilanza. Nelle stesse ore a Palazzo Madama parte l’iter parlamentare della riforma, invocata dall’opposizione e promessa dai leader della maggioranza nei giorni caldi della trattativa.
Sullo sfondo restano le scorie della frattura consumata ieri in Parlamento nel campo largo, nella quale la maggioranza potrebbe inserirsi. Superato il primo scoglio con l’elezione dei membri del cda di nomina parlamentare, il passo successivo è l’ok in Vigilanza sulla presidenza. Sulla carta ad Agnes mancano due voti, dando per scontato quello a favore di Mariastella Gelmini fuoriuscita da Azione, e il centrosinistra dovrebbe ricompattarsi sull’Aventino, abbandonando la seduta per evitare franchi tiratori. Ma la maggioranza non esclude di riuscire a trovare i voti, magari non subito ma nelle sedute successive, affidando nel frattempo l’interim al consigliere più anziano, Antonio Marano, eletto ieri in quota Lega. Anche puntando sul fatto che il passaggio in Vigilanza non sarà immediato.
Martedì il Cda, una volta fatte le nomine, invierà una comunicazione alla presidenza della commissione, poi sarà necessaria la convocazione da incastrare con i lavori parlamentari, e il primo giorno utile – spiegano fonti parlamentari – potrebbe non essere prima della settimana successiva. C’è quindi tempo per una mediazione, anche alla luce dal dibattito da intavolare sulla riforma della governance e gli Stati generali, in vista dei quali i partiti vorranno dire la loro.
È già sul tavolo la proposta del M5s, depositata negli ultimi giorni dalla senatrice Dolores Bevilacqua, ed è una rivoluzione completa, sia per quanto riguarda la governance – con presidente nominato dal Colle, amministratore delegato nominato dalla commissione di Vigilanza, e Consiglio di amministrazione composto da 6 consiglieri più il presidente che dura in carica 6 anni senza possibilità di riconferma – sia per quanto riguarda le fonti di finanziamento, con l’idea di “slegare il servizio pubblico dalla dipendenza economica dall’esecutivo del momento”: un finanziamento annuo di almeno 3 miliardi, a titolo di contratto di servizio, e stop al canone.
Contro il canone anche la Lega, ma su posizioni diametralmente opposte. Ai prossimi Stati generali, premette il sottosegretario leghista alla presidenza Alessandro Morelli, “porteremo le battaglie della Lega, e quindi continueremo a batterci anche sul tema del canone”. La proposta resta alzare il tetto per la pubblicità: “Pier Silvio Berlusconi si arrabbia? Legittimamente, anzi doverosamente fa giustamente gli interessi della sua azienda”, ovvero Mediaset, “ma siccome la Rai è degli italiani, noi iniziamo a fare gli interessi degli italiani, e di conseguenza evidentemente faremo gli interessi della Rai”. Fino ad arrivare alla proposta più estrema: “Privatizzare? Sarà il Cda a valutare questa opzione che evidentemente è sul tavolo. Diciamo che la qualifica di un perimetro rispetto alla enorme possibilità di distribuzione che oggi ha la Rai è sicuramente un argomento che mi auguro possa entrare nel dibattito”.
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