Il Tribunale di Roma non ha convalidato il provvedimento di trattenimento dei migranti nel Cpr di Gjader, in Albania. Anm: "Giudici applicano le norme del nostro ordinamento e di quelle europeo"
La decisione del Tribunale di Roma sui Cpr per migranti in Albania spacca in due la giornata e il quadro politico. Va all’attacco dei giudici il centrodestra, che – senza mezzi termini – figura uno scontro tra poteri dello Stato. Se la prendono con il governo le opposizioni, che puntano il dito contro lo “spot elettorale” in Albania costato “quasi un miliardo”. La sentenza arriva mentre Giorgia Meloni è impegnata tra Siria e Libano. La premier punta in un primo momento il dito contro Pd, M5S e Avs, colpevoli, a suo dire, di aver presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se intende aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’accordo sui flussi migratori con l’Albania.
Ira di Meloni
“E’ una vergogna – dice chiaro – Persone pagate dal popolo italiano per chiedere alle istituzioni europee di colpire il popolo italiano è una cosa sulla quale penso che gli italiani rifletteranno”. Non solo, però. “E’ molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di una parte di quelle istituzioni che dovrebbero aiutarti a rispondere ai problemi di questa nazione. Penso che la decisione dei giudici di Roma sia una decisione pregiudiziale“, attacca. L’inquilina di palazzo Chigi ricorda come “alcuni di questi giudici avevano criticato l’accordo con l’Albania ancora prima di entrare nel merito” e mette in luce come la decisione dei giudici sia “stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito Democratico”. Il problema, però, sottolinea a questo punto la premier non è l’Albania: “Il problema è che nessuno potrà essere mai più rimpatriato, che tu non puoi fare nessuna politica di difesa dei tuoi confini”, insiste. Elencando poi le ricadute in termini di ordine pubblico e risorse necessarie all’accoglienza. “Io sono quella che poi deve trovare le soluzioni e infatti troverò una soluzione anche a questo problema. Ho già convocato il Consiglio dei ministri lunedì per approvare delle norme che servono a superare questo ostacolo – annuncia – non credo che sia una competenza della magistratura stabilire quali sono i paesi sicuri e quali no. Questa è una competenza del governo”.
Lega e FdI fanno quadrato
Lega e FdI fanno quadrato. “Proprio nel giorno dell’udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l’ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire”, tuona il Carroccio, mentre Matteo Salvini, da Palermo, mostra già qualche dubbio sulla sentenza che verrà pronunciata nei suoi confronti il prossimo 20 dicembre perché “certo, se devo giudicare dalla cronaca di queste ore, se siamo in mano a giudici che fanno politica da sinistra pro-migranti e pro-Ong, che cercano di smontare le leggi dello Stato…”. Anche Antonio Tajani non ci sta: “Il nostro compito è di governare, quello del parlamento è scrivere le leggi e quello del potere giudiziario è di applicare le leggi non di utilizzare il potere giudiziario per modificare le leggi o impedire al potere esecutivo di fare il proprio lavoro. La volontà del popolo va sempre rispettata, noi andremo avanti e riteniamo giusto fare così – assicura – in sintonia anche con quanto detto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha detto che l’accordo tra Italia e Albania è un modello da seguire”.
Anm: “Giudici applicano le norme del nostro ordinamento e di quelle europeo”
Immediata la reazione del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, secondo cui i “giudici applicano le norme del nostro ordinamento e di quelle europeo”. “L’Egitto e il Bangladesh – aggiunge – sono stati inseriti nell’elenco dei Paesi sicuri” ma “secondo l’ordinamento sovranazionale tali non possono essere considerati. I diritti fondamentali delle persone sono una barriera” e “i magistrati sono i garanti di quegli argini”.
Schlein: “Accordo fuori legge”
“Altro che modello. L’accordo che avete fatto con l’Albania è un accordo contro la legge. Un accordo fuori legge – tuona invece Elly Schlein – dovete smontare tutto, tornare indietro e chiedere scusa agli italiani. Abbiamo presentato un’interrogazione e continueremo a chiedere quanto è costato quel viaggio. Si configura un danno erariale”. La segretaria Pd da giorni insiste sulla sentenza pronunciata il 4 ottobre dalla Corte di giustizia europea, che definisce lo status di ‘Paese sicuro’. La leader dem si scaglia quindi contro il “finto moderato” Tajani: “Le leggi valgono per tutti e soprattutto per chi governa. Nessuno è al di sopra delle leggi, quella era la monarchia assoluta – dice chiaro – Questo governo può prendersela solo con se stesso perché da tante parti si era fatto notare che la costruzione dell’impianto di questo accordo fosse in contrasto con delle normative internazionali, con delle normative europee, con delle normative banalmente nazionali, la nostra Costituzione”.
Attacca il resto dell’opposizione
E se il leader di FI promette via social di regalare a Schlein “l’opera omnia di Montesquieu” sulla separazione dei poteri, anche Giuseppe Conte individua gli stessi responsabili. “Meloni, dacci oggi il nostro complotto quotidiano per coprire i disastri e gli imbrogli ai cittadini su banche, sanità e tasse. Oggi gli attacchi sono per i giudici che hanno applicato le norme e che hanno rivelato che quello in Albania è un semplice spot, come avevamo denunciato – punta il dito il leader M5S – Basta dare le colpe agli altri, assumetevi le responsabilità dei vostri errori“. Chiedono a Meloni di “pagare di tasca propria i soldi pubblici sprecati” e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di dimettersi, invece, i rossoverdi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, seguiti anche da Riccardo Magi. Parla di “una clamorosa e costosissima presa in giro” il leader di Azione Carlo Calenda, mentre Matteo Renzi azzarda una previsione: “Prima o poi tutti si renderanno conto del danno che l’influencer in capo sta facendo al bilancio dello Stato”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata