Il presidente del Senato poi precisa: "Mai detto che occorra sottoporre pm a esecutivo"

Il presidente del Senato Ignazio La Russa è convinto che “alcuni magistrati vogliono affermare la propria visione della società e della politica attraverso la giurisdizione”. “La destra, che vuole governare, vorrebbe rispetto per le prerogative della politica – ha sottolineato La Russa in un’intervista a ‘la Repubblica’ -. Ed è per questo che dobbiamo chiarire questa zona grigia. Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica. Insieme, in modo concorde – maggioranza, opposizione, magistrati – dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona”.

La Russa: “Definire ruoli politica e giustizia spetta a Costituzione”

“A chi spetta definire esattamente i ruoli della politica e della giustizia? Alla Carta costituzionale. In passato tutto sembrava funzionare. Dopo Tangentopoli non è più stato così. Ci sono magistrati che vanno oltre, dando la sensazione di agire con motivazioni politiche. E ci sono d’altro canto politici che hanno il dente avvelenato con i giudici. Se la Costituzione non appare sufficientemente chiara, si può chiarire meglio”, ha sottolineato La Russa. E ancora: “Una riforma del Titolo IV? Perché no, potrebbe essere utile una riforma che faccia maggiore chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura. Così non funziona“.

La precisazione del presidente del Senato

Intervenendo poi a margine dell’Assemblea generale di Assolombarda a Milano, il presidente del Senato ha precisato: “Mai detto né pensato che occorra sottoporre i pubblici ministeri all’esecutivo, al contrario ho detto chiaramente che maggioranza, opposizione e magistratura concordemente, debbono risolvere la questione dei confini tra le funzioni della politica e quelle della magistratura. Ho detto che occorre perimetrare questi ambiti”. La Russa ha poi chiarito: “Quello che io segnalo è che così non si può andare avanti con le liti, occorre trovare concordemente una soluzione a queste reciproche invasioni di campo”.

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