Migranti, Ue: “Misure italiane siano conformi al diritto europeo”

La portavoce della Commissione, Anita Hipper: "Su Paesi sicuri decidono Stati, presto elenchi europei"

L’accordo Italia-Albania applica la legge italiana ma questa deve rispettare il diritto europeo e internazionale. A sottolinearlo è la Commissione europea che finora non si è opposta al Protocollo firmato tra Roma e Tirana per la costruzione e gestione di centri di trattenimento di migranti a Gjader, ma che oggi ricorda che “le misure che le autorità italiane stanno prendendo debbano essere pienamente conformi e non dovrebbero in alcun modo compromettere l’applicazione del diritto dell’Ue e dei trattati Ue”.

Al lavoro per elenchi europei di Paesi sicuri

L’Esecutivo Ue dice di essere in contatto con il governo dopo la sentenza del Tribunale di Roma, che si riferisce al concetto di paese di origine sicuro e a come viene implementato. Uno dei nodi interpretativi risiede anche nel fatto che “non abbiamo elenchi comuni dell’Ue a questo proposito”, precisa la Commissione, annunciando che il lavoro per una nuova normativa è già iniziato, anche se bisognerà aspettare la nuova Commissione per poter presentare la proposta di legge. Fino ad allora saranno gli Stati a stabilire quali paesi sono sicuri o meno sulla base di elenchi normalmente aggiornati ogni anno, che si rifanno alla direttiva europea 2013/32 sulle procedure di asilo. Lo scorso anno, l’Agenzia europea per l’asilo contava 19 paesi Ue in cui sono stati introdotti elenchi di paesi di origine sicuri.

Le normative negli altri Paesi

Il concetto di paesi di origine sicuri non viene applicato in assenza di un elenco adottato in Bulgaria, Lituania, Portogallo e Romania. Al contrario, la Finlandia applica il concetto caso per caso, nonostante l’assenza di un elenco di paesi di origine sicuri. In Lettonia e Spagna, non esiste alcuna disposizione legale sulla designazione di un elenco nazionale di paesi di origine sicuri e in Polonia, il concetto di paese di origine sicuro non è definito dalla legge.

Unhcr: “Monitoreremo protocollo Italia-Albania per tre mesi”

Intanto, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) riferisce a LaPresse che “è troppo presto per dare un giudizio completo del Protocollo Italia-Albania”, in quanto “siamo di fronte a un qualcosa di nuovo, che porta con sé delle preoccupazioni”. L’organismo dell’Onu ha deciso di svolgere un’attività di osservazione indipendente di tre mesi con missioni di monitoraggio sia nella cosiddetta nave hub che nei centri in Albania e di presentare una valutazione alla fine del periodo.

Nessun dibattito alla Plenaria dell’Eurocamera sul tema

L’accordo italo-albanese continua a far discutere, sia come fonte di ispirazione per diversi paesi Ue, sia come esempio di esternalizzazione del fenomeno migratorio da biasimare per molte organizzazioni e per le forze di centrosinistra. Oggi il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha chiesto di inserire un dibattito alla plenaria di questa settimana a Strasburgo chiedendo una “dichiarazione della Commissione in merito alla sentenza del tribunale italiano relativa all’accordo tra Italia e Albania sulla migrazione”, ma la richiesta è stata bocciata dall’Aula. “Membri della coalizione di estrema destra al potere, compresi membri del governo, hanno attaccato la magistratura indipendente e i giudici che si sono pronunciati in questo caso. Non possiamo rimanere in silenzio su questo”, ha tuonato la presidente dei Verdi europei Terry Reintke, parlando di rischio ‘Ungheria’ sullo stato di diritto in Italia. Mercoledì in plenaria ci sarà tuttavia un dibattito su “Gestione ordinata ed efficace della migrazione, in particolare mediante un nuovo quadro legislativo sui rimpatri” e in quell’occasione non mancheranno di certo riferimenti al caso italiano.