La richiesta di 13 togati e 3 laici al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura
Sedici consiglieri del Csm, Consiglio superiore della magistratura, 13 togati (tutti tranne quelli iscritti a Magistratura indipendente) e tre laici (Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli), hanno depositato al Comitato di presidenza del Csm una richiesta di apertura di una pratica a tutela della magistratura a seguito delle recenti ordinanze dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma sui migranti nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania.
“A seguito di alcune recenti ordinanze adottate dal Tribunale di Roma in tema di protezione internazionale, si sono succedute numerose dichiarazioni da parte di importanti esponenti politici nazionali che hanno duramente attaccato i magistrati. Le critiche alle decisioni giudiziarie – si legge nel testo della richiesta – non possono travalicare il doveroso rispetto per la magistratura: applicare e interpretare le leggi di fonte nazionale e sovranazionale nei singoli casi non significa occuparsi di politiche migratorie o di altro genere”.
Il richiamo alle decisioni della Corte di giustizia europea
“I provvedimenti attaccati, sui quali non si esprime alcuna valutazione di merito, si fondano sulle decisioni della Corte di giustizia europea, vincolanti per i giudici nazionali, e sulle informazioni predisposte dallo stesso ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Le ordinanze del Tribunale di Roma, se non condivise, possono essere impugnate innanzi alla Corte di Cassazione, come peraltro avvenuto in un caso similare di qualche mese fa e riferito alla cauzione prevista dal c.d. decreto Cutro. Anche in quell’occasione vi furono significative polemiche su alcuni provvedimenti emessi dai giudici di primo grado, ma i ricorsi sono stati successivamente oggetto di rinuncia, con il consolidamento delle decisioni adottate”, si legge ancora.
“Le dichiarazioni di queste ore da parte di importanti rappresentanti delle istituzioni alimentano un ingiustificato discredito nei confronti della magistratura – la sottolineatura – tanto da imporre l’apertura di una pratica a tutela della sua indipendenza e autonomia”.
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