Manovra, disappunto Rai per riduzione spese senza sbloccare tetto pubblicitario

Domani è fissata la seduta del cda di Viale Mazzini per parlare della semestrale dell’azienda. Ma tra i consiglieri – seppure non sia all’ordine del giorno – sicuramente verrà affrontato il tema della manovra di bilancio che riporta la Rai al 2023 non tenendo conto dell’inflazione e soprattutto non sbloccando il tetto pubblicitario. Secondo la manovra la Rai è tenuta ad assicurare che nel 2025 non ci sia un incremento delle spese relative al costo del personale e a incarichi di consulenza rispetto al 2023. Per l’anno 2026 la Rai è tenuta a ridurre le spese almeno del 2% rispetto alla media del triennio 2021, 2022 e 2023. Per l’anno 2027 la riduzione sale al 4%.

Ovviamente non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dei vertici di Viale Mazzini, non si può discutere le decisioni del governo e del ministero dell’Economia, primo azionista dell’azienda. Tuttavia la riduzione dei costi porterà inevitabilmente una maggiore attenzione alle spese per programmi. Nel mirino ad esempio ci sono i costi elevati delle puntate di trasmissioni che poi finiscono nell’occhio del ciclone per gli ascolti bassi.

Anche l’Esecutivo dell’Usigrai scende in campo con una nota: “Il Governo continua a mettere le mani sulla Rai. Questa volta nei conti, con un preoccupante salto di qualità che assomiglia a un commissariamento. Prima taglia il canone spostando una quota in fiscalità generale, poi interviene con una legge di bilancio per decidere le politiche del personale. Mentre l’Europa approva il Media Freedom Act – che impone ai governi autonomia di governance e di risorse – l’Italia trasforma il Servizio Pubblico in Tv di Stato al guinzaglio dell’esecutivo”.