La premier sulle recenti inchieste sugli hacker e i furti di dati: "La magistratura deve andare fino in fondo"

La magistratura, nei casi di dossieraggio, deve “andare fino in fondo”, perché “nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere”. È dura la premier, Giorgia Meloni, sulle recenti inchieste sugli hacker e i furti di dati, l’ultima in ordine di tempo quella di Milano, che coinvolge, a quanto trapelato, perfino la mail del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

La presidente del Consiglio si sente chiamata in causa in prima persona, e non solo lei. “Le inchieste – sottolinea in un passaggio del nuovo libro di Bruno Vespa, in uscita il 30 ottobre – dicono che il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi, quando si capiva che sarei potuta andare al governo. Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo”.

Meloni: “Mia sorella Arianna? Non ha scheletri  nell’armadio”

Come nel caso dell’inchiesta di Bari, nella quale è coinvolta la sorella, Arianna, il cui conto pare fosse il più spiato dal bancario indagato. “Quando è uscita questa notizia, mia sorella mi ha mandato la foto dell’estratto del suo conto in banca. C’erano 2.100 euro. Mi ha scritto: ‘Se me l’avessero chiesto, lo avrei detto io quanto avevo sul conto’, con la faccina che ride. Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me. Purtroppo per loro, hanno a che fare con un’altra persona che non ha scheletri nell’armadio”.

Meloni: “Ho smesso di leggere la rassegna stampa”

Inchieste sui furti di dati, così come le inchieste giornalistiche che vedono al centro spesso membri del suo esecutivo, spingono Meloni a replicare, come sull’ipotesi avanzata da alcuni organi di stampa della volontà di andare a elezioni anticipate. “Dicono un sacco di cose, tendenzialmente false. Ho smesso di leggere la rassegna stampa – spiega la premier – quando mi sono resa conto che almeno la metà delle cose che si scrivono non vengono scritte per raccontare un fatto, come dovrebbe essere, ma piuttosto per tentare di determinarne uno. È un tentativo di condizionamento al quale non mi presto”.

Le riforme nel cassetto

Così come non intende cedere sulle riforme, su tutte quella del Premierato: “Chi viene scelto dal popolo per governare deve poterlo fare con un orizzonte di legislatura”. Un obiettivo per il quale è disposta a discutere con le opposizioni: “Vorrei il dialogo ma così la vedo dura. Poi, comunque, dovrebbe far sorridere che un partito che si definisce democratico dica che devi passare sui loro corpi per rafforzare la democrazia in Italia. Ormai non mi stupisco”. Gli attacchi non la colpiscono più di tanto, afferma: “Mi prendo serenamente gli attacchi della sinistra perché ho l’ardire di sostenere che gli italiani dovrebbero avere il diritto di eleggere direttamente il presidente del Consiglio togliendo questo potere alle dinamiche del palazzo”. Anche se, le viene fatto notare, si dovrebbe intervenire anche sulla legge elettorale. “Penso – spiega Meloni – che sia un tema di competenza parlamentare, e poi non ho amato i governi che tentavano di apparecchiarsi la legge elettorale scrivendo norme cucite addosso a loro stessi (anche se poi non funzionavano mai) e non utilizzerò lo stesso metodo. In materia di confronto sulla legge elettorale sono estremamente disponibile con tutti. Le norme devono essere giuste per tutti, soprattutto per i cittadini, non utili ad alcuni”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata