A novembre le nuove regole. Nordio: "Obiettivo adeguare le leggi e proteggere i dati sensibili"
Una stretta di carattere preventivo sugli accessi alle banche dati informatiche e sul sistema dei controlli (con adeguati alert), da accompagnare a un intervento repressivo attraverso norme capaci di svolgere una funzione anche deterrente. Dopo il caso dossieraggio all’attenzione della procura di Perugia, quello delle violazioni della privacy a Bari attraverso l’accesso ai conti bancari, e l’ultimo emerso con l’inchiesta milanese sull’hackeraggio di informazioni sensibili, il governo si muove per stoppare il fenomeno legato all’accesso abusivo e al mercato illecito di dati. A novembre, come annunciato da palazzo Chigi, si arriverà a definire l’assetto delle nuove regole, con linee guida vincolanti. Di certo, anche alla luce delle ultime notizie, l’esecutivo adotterà “tutte le iniziative indispensabili a garantire una libertà fondamentale, che è quella alla propria vita privata, la propria privacy anche per quanto riguarda le attività professionali – le parole del vicepremier Antonio Tajani -. “È inaccettabile quello che è accaduto, che sta accadendo, non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata. Non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere”.
Nordio: “Adeguare le leggi e proteggere i dati sensibili”
Per il Guardasigilli Carlo Nordio il governo deve quindi prendere “una direzione normativa e una tecnologica: sul fronte normativo adeguare le leggi, prevedendo quali possano essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati. Su quello tecnologico, proteggere nel modo migliore quelli che sono i dati sensibili delle istituzioni e dei privati”. Guido Crosetto ha dichiarato: “Da quando ho lanciato l’allarme sul caso dossier si è aperto un vaso di Pandora. Occorre rendere impossibile l’utilizzo delle banche dati per scopi non autorizzati dalla legge. Occorre punire chiunque ne abbia abusato finora, sia dipendente pubblico che privato. Ma occorre punire anche chi ha utilizzato queste informazioni e chi le ha commissionate“.
L’opposizione: “Meloni riferisca alle Camere”
A muoversi intanto è il Copasir che, secondo quanto si apprende, chiederà gli atti dell’inchiesta della procura di Milano sui dossieraggi, compatibilmente con il segreto istruttorio. A mobilitarsi è però anche l’opposizione che, di fronte a un sistema di sicurezza “che fa acqua da tutte le parti” e a fatti “gravissimi e inquietanti” che pongono “una questione di democrazia”, chiede a gran voce alla premier Giorgia Meloni di riferire alle Camere “perché qui ne va del futuro del paese”. Il centrosinistra compatto si rivolge perciò all’esecutivo affinché chiarisca “chi sono i reali mandanti di questa attività nonché quali urgenti e improcrastinabili iniziative intenda assumere per rafforzare la sicurezza sulle banche dati e per contrastare adeguatamente i crimini informatici informando tempestivamente il Parlamento”. Per il Pd, il governo, “dopo aver varato una inutile legge sulla cybersicurezza, assolutamente priva di risorse, assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana”. I dem attaccano chiedendo di sapere “se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato”. Per il leader di Iv, Matteo Renzi, “sembriamo una Repubblica delle banane in cui le autorità non riescono a intervenire sul dipendente infedele di una banca a Bari, su un gruppo di manager spioni a Milano, su finanzieri criminali a Roma. Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no, ma da due anni è a Palazzo Chigi. Le chiedo: Giorgia, ma cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Non sarà che l’Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d’Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro? La responsabilità politica di questo caos chi se la prende?“. A chiamare in causa Meloni è anche un altro ex premier, Giuseppe Conte: “Chi oggi ci governa lasci stare i complottismi e si metta urgentemente al lavoro per mettere in sicurezza le istituzioni della Repubblica e la privacy dei cittadini, che sembrano ormai una groviera. Venga a riferire in Parlamento su questo grave squarcio di illegalità”. Sulla stessa lunghezza d’onda Avs, con Angelo Bonelli che ricorda: “Per mesi Meloni ha parlato di complotti ai suoi danni e ora apprendiamo che il centro di dossieraggio era sotto la gestione della società Equalize, guidata da Enrico Pazzali, nominato al vertice della Fiera di Milano dal presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana”.
Fontana: “Stupito, Pazzali è una persona che stimo”
Fontana intanto si dice “stupito” dall’intera situazione, assicurando di non sapere “assolutamente nulla di questa attività”. “Pazzali? È una persona che io ho sempre stimato e che continuo a stimare”, le parole del governatore, mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si sofferma sul caso che lo riguarda: “Credo che Pazzali se avesse potuto dire no a chi gli ha chiesto di dossierare me e i miei figli, probabilmente avrebbe detto no. Voglio sapere a chi non ha potuto dire no. Questo è molto inquietante”.
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