I giudici progressisti di Md invocano un intervento del Csm: "Gravi attacchi alle toghe"

Si accende lo scontro sulla giustizia. Dopo l’affondo del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, contro la decisione del Tribunale di Bologna di rinviare al dl ‘Paesi sicuri’ alla Corte di giustizia europea, ad opera di quello che ha definito “un giudice comunista”, Magistratura democratica non ci sta. “Si ripetono con sempre maggiore frequenza – scandisce Md in una nota – gravi attacchi ai magistrati che nell’esercizio delle loro funzioni assumono decisioni sgradite alla contingente maggioranza politica”. Pronta la replica del Carroccio: “Ennesimo intervento di Magistratura democratica. Ricordiamo che i tribunali non sono un centro sociale e gli italiani si aspettano meno chiacchiere e più lavoro“.

Magistratura democratica: “Attacchi sguaiati ai magistrati”

L’Esecutivo dei giudici progressisti di Md si scaglia, inoltre, contro “attacchi che esorbitano dal sacrosanto diritto di critica dei provvedimenti giudiziari: essi indugiano sulla vita privata dei magistrati e persino dei loro familiari, con l’esposizione di fatti che nulla hanno a che fare con il merito dei provvedimenti assunti; attribuiscono ai magistrati e alla magistratura l’elaborazione di disegni condizionati da appartenenze politiche, fondando tali gravi affermazioni su mere congetture; talora si spingono alla profilazione dei magistrati, quando non al dossieraggio”.

“Si tratta di attacchi gravi per i toni utilizzati, talora sguaiati, gratuitamente offensivi, violenti, e perché, spesso, provengono da persone che rivestono alti incarichi istituzionali. Dichiarazioni che, poi, risultano amplificate dai media, talora con un’ulteriore esasperazione dei toni che rischia di sollecitare, come già sta avvenendo, risentimento e violenza verbale verso chi ha il solo torto di esercitare una pubblica funzione. Catania, Milano, Palermo, Roma e Bologna. E forse altre sedi giudiziarie”, prosegue la nota.

L’articolo 36 del Regolamento del Csm statuisce – si legge ancora – che ‘gli interventi del Consiglio a tutela di singoli magistrati o dell’ordine giudiziario nel suo complesso hanno quale presupposto l’esistenza di comportamenti lesivi del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria’”.

Magistratura democratica: “Csm torni a esercitare il ruolo di garanzia”

“Negli ultimi anni, troppe volte, a fronte di attacchi alla persona del magistrato, il Csm ha abdicato all’esercizio di questa alta responsabilità istituzionale: rinunciando a intervenire a tutela di un magistrato; tardando ad aprire la pratica a tutela; procrastinandone intollerabilmente la trattazione, e indugiando in calcoli e tatticismi che non sono all’altezza del mandato che la Costituzione affida al Csm”, fa sapere ancora l’Esecutivo dei giudici progressisti di Magistratura democratica.

“Chiediamo con forza che il Consiglio superiore della magistratura torni a esercitare il ruolo di garanzia che la Costituzione gli affida. Chiediamo che il Consiglio superiore della magistratura torni a esercitare, con le necessarie fermezza e serietà e, soprattutto, con l’indispensabile tempestività, gli interventi a tutela dell’indipendenza e del prestigio dei magistrati e della funzione giudiziaria. Diversamente – conclude Md – il rischio è che della credibilità della funzione giudiziaria restino soltanto macerie”.

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