Il ministro dell'Economia in audizione alla Camera sulla manovra: "Revisori Mef nelle società? Chi riceve incentivi deve risponderne"
Giancarlo Giorgetti mostra ottimismo sul Pil, nonostante previsioni nazionali e internazionali al ribasso. Frena sulle aspettative sulla spesa militare: l’obiettivo del 2% della Nato è “molto ambizioso” e “non del tutto compatibile” con la traiettoria di risanamento dei conti pubblici. Replica ai sindacati sulla manovra, dicendosi sorpreso dalle contestazioni dopo le risorse messe sui lavoratori dipendenti. E replica ai dubbi interni alla maggioranza con solo parziali aperture, rispetto alle norme contestate sui revisori del Mef nei collegi di revisione, sulla tassazione sulle criptovalute e l’estensione delle web tax.
“Pil, non sarei stupito su revisioni al rialzo”
Il ministro dell’Economia arriva alla Camera per illustrare la manovra e difenderla dalle critiche piovute nelle audizioni degli ultimi giorni. Insiste sulle stime macroeconomiche indicate nel Psb, con la crescita all’1% per l’anno in corso, nonostante la revisione delle stime Istat rendano più difficile il conseguimento dell’obiettivo, come lo stesso ministro ha riconosciuto un mese fa nell’audizione sul piano di medio termine inviato a Bruxelles. Ora rilancia: “anche alla luce del notevole incremento dell’occupazione sin qui registrato, non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo anche relativamente alle stime preliminari”.
“Obiettivo del 2% in spese militari non compatibile con coperture”
Rivendica ancora una volta l’atteggiamento prudente nella politica di bilancio. Precisa che “il potenziamento degli investimenti nel settore della difesa” ha un valore complessivo di 35 miliardi nel periodo 2025-2039″, ma proprio nel giorno in cui il segretario della Nato, Mark Rutte, dal vertice della Comunità politica europea di Budapest rilancia su un nuovo obiettivo oltre il 2%, il ministro italiano gela le aspettative dei partner internazionali: “l’obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea”.
“Non togliamo fondi alle imprese automobili”
Ai rilievi dei sindacati e delle opposizioni risponde che “il governo ha messo risorse per le famiglie di reddito medio-basso, sotto i 40mila euro di reddito lordo, sui lavoratori dipendenti” e “sorprende che venga contestato proprio dai sindacati”. Sul capitolo automotive, al comparto che denuncia tagli per 4,6 miliardi fino al 2030, risponde che “noi non togliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire ma li tagliamo i fondi per le rottamazioni e per gli incentivi all’acquisto auto elettriche prodotte in Cina e in altri Paesi. Quei 700 milioni non li trovate più”. A chi contesta l’assenza di politica industriale, risponde che “lo Stato può aiutare ma la politica industriale la devono fare gli imprenditori. E’ la storia che l’ha dimostrato”.
“Revisori Mef nelle società? Chi riceve incentivi deve risponderne”
Fissa paletti precisi sulle modifiche invocate dalla stessa maggioranza. Sulla norma che prevede la presenza di rappresentanti del Mef nei collegi di revisione di enti o aziende che ricevano un contributo di almeno 100mila euro da parte dello Stato, definita da Forza Italia “da Stasi”, si dice “apertissimo a qualsiasi proposta ma il principio sottinteso deve essere mantenuto: chi riceve qualsiasi incentivo dallo Stato deve rispondere di come lo utilizza. Il Mef non vuole curiosare da nessuna parte”, del resto si “può usare anche la Guardia di Finanza… forse fa più paura di un revisore”. Sulla tassazione dei profitti delle criptovalute, la cui aliquota passa dal 26 al 42%, frena le proposte del suo stesso partito: la ratio è premiare l’investimento paziente e “sono disponibile a valutare forme di tassazione diverse” ma “quello che va tassato di più è la speculazione”.
Si entra ora nel vivo dell’esame
Finita la fase delle audizioni si entra ora nel vivo dell’esame. Entro lunedì i gruppi presenteranno gli emendamenti. La Lega, come ha già fatto al Senato sul decreto Fiscale, anche alla Camera ha annunciato che presenterà un emendamento per rifinanziare il taglio da 90 a 70 euro del canone Rai. Ed è di nuovo lite con Forza Italia. “La nostra posizione è assolutamente contraria – chiude il segretario FI Antonio Tajani – e non la voteremo perché non la condividiamo, non fa parte del programma di governo”.
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