Il Capo dello Stato: "Gli investimenti italiani in Cina sono arrivati a 15 miliardi nel 2023 e auspichiamo che anche quelli cinesi possano crescere in Italia velocemente"
“Anche sul piano economico abbiamo visto ieri” con il presidente Xi “una volontà di intensificare la collaborazione in maniera intensa”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’incontro con il premier cinese Li Qiang, durante la sua visita in Cina. “Noi abbiamo un interscambio che nell’arco di sei anni, tra il 2106 e il 2022, si è sostanzialmente raddoppiato passando da 38 miliardi a quasi 74 miliardi. Con due osservazioni: la prima è che è ancora al di sotto del potenziale della collaborazione commerciale tra Cina e Italia e quindi” c’è “la volontà di ampliare il flusso commerciale e la collaborazione, e l’altra l’esigenza di un riequilibrio nello sviluppo dei rapporti commerciali tra importazioni ed esportazioni tra Cina e Italia”.
“Così come – ha sottolineato il Capo dello Stato al suo interlocutore – anche per quanto riguarda gli investimenti. Noi abbiamo molto a cuore gli investimenti cinesi in Italia e incoraggiamo quelli italiani in Cina che sono cresciuti in maniera piuttosto veloce. Sono arrivati a 15 miliardi nel 2023 e auspichiamo che anche quelli cinesi possano crescere in Italia velocemente così come quelli italiani” perché “anche questi sono al di sotto del potenziale possibile”.
“Le differenze di approccio o le differenze di opinione, non possono mai far velo tra amici, se espresse con franchezza e con disponibilità all’ascolto. Questo è l’atteggiamento di chi veramente tiene ad accrescere – opera impegnativa e gratificante – la confidenza tra persone, tra popoli e tra gli Stati. Oggi ne avvertiamo fortemente il bisogno, per prevenire il rischio di allontanarci gli uni dagli altri, dalla versione migliore che offriamo di noi stessi quando costruiamo società moderne e solidali”.
Mattarella: “Marco Polo radicato a Venezia ma affascinato dall’avanzamento tecnico cinese”
“Cinesi e italiani hanno aperto nuovi cammini in ambito economico e commerciale. A partire dall’epoca che noi definiamo Basso Medioevo, e che corrisponde ai regni delle dinastie Song, Yuan e dei primi imperatori Ming, l’Antica Via della Seta ha offerto uno dei primi esempi di mondializzazione. Lungo quel tracciato pionieristico, coraggiosi mercanti viaggiavano attraverso continenti altrimenti lontanissimi. Si scambiavano beni, idee e saperi e, nello scambio, consapevolmente o inconsapevolmente, cambiavano sé stessi e l’altro”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua Lectio magistralis all’Università di Pechino ‘Beida’. “Il simbolo di questa nostra storia comune è Marco Polo, uomo radicato nella cultura della sua Venezia natale quanto profondamente affascinato dal prodigioso livello di avanzamento tecnologico raggiunto dalla Cina”, ha aggiunto.
“Il capitale di fiducia reciproca accumulato nel rapporto bilaterale consente all’Italia di offrire un contributo sostanziale alla tessitura di un legame Cina – Unione Europea sempre più robusto, sostenibile ed egualmente vantaggioso per le parti, nel contesto di un ordine internazionale fondato su regole rispettate. Regole e norme che devono valere per tutti ed essere applicate in buona fede da ogni parte. Ci adoperiamo, quindi, affinché il dialogo tra Pechino e le Istituzioni europee, basato sul mutuo rispetto, sulla trasparenza e sulla collaborazione a lungo termine, sia costruttivo”.
Mattarella: “Con la guerra siamo tutti sconfitti”
“La guerra impedisce ogni cosa, mi sorprende che alcuni governanti del mondo non se ne accorgano. La guerra distrugge ogni cosa e impedisce che ci siano vincitori quando si verifica, non solo per l’aumento sconvolgente di armi distruttive ma anche perché sono moltiplicati gli strumenti che danno morte. In caso di guerra nessuno vince – ha detto ancora Mattarella -. Far comprendere queste cose è anche compito della cultura, coltivare nell’animo una cultura di pace e questo la collaborazione universitaria può fornire gli elementi di base”. “Non è accettabile che la Federazione russa , membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, massimo organo deputato alla tutela della pace, violi, come fatto con l’Ucraina norme fondamentali del diritto internazionale usando la forza contro un suo vicino più piccolo per imporgli la propria volontà. Accondiscendere a un tale comportamento significherebbe consegnare alla barbarie la comunità degli Stati”.
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