Evidenziati alcuni aspetti incostituzionali come il mancato coinvolgimento del Parlamento sui Lep. La Lega: "Rilievi saranno superate dalle Camere"

Illegittime alcune parti dell’autonomia differenziata ed è indispensabile un maggior intervento del Parlamento. In risposta ai ricorsi delle Regioni di centrosinistra Toscana, Sardegna, Campania e Puglia, la Consulta pur non bocciando per intero l’impianto della legge Calderoli ne evidenzia una serie di aspetti incostituzionali: dalla determinazione dei livelli essenziali di prestazione (Lep), ai criteri di finanziamento per una serie di funzioni trasferite, ai mancati distinguo tra Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale.

“Distribuzione funzioni regolata dal principio di sussidiarietà”

Nel comunicato diffuso in attesa della sentenza e che ne anticipa gli aspetti più importanti, la Corte ribadisce che “è il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e Regioni“. Inoltre “la facoltatività” del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, “indebolisce i vincoli di solidarietà e unità della Repubblica“, mentre per la determinazione dei Lep i giudici ritengono incostituzionale l’uso della delega legislativa, perché rimette “la decisione sostanziale nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento“. Per la stessa ragione viene stoppata “la previsione di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (dpcm) a determinare l’aggiornamento dei Lep”.

Le opposizioni: “Riforma bocciata”

“La Corte costituzionale boccia la riforma”, “l’Italia è una e solidale“, esulta il presidente del M5S Giuseppe Conte. “Salvini mi aveva detto qualche mese fa che l’Autonomia è in Costituzione e che me ne avrebbe regalato una – afferma la segretaria del Pd Elly Schlein -. Direi che può tenersela e che magari può regalarla a Giorgia Meloni così la leggono insieme”. Esulta anche la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, che bolla la riforma come “una minaccia per il principio fondamentale di uguaglianza tra tutti i cittadini”. Per Angelo Bonelli di Avs la decisione della Corte “è la demolizione della legge Calderoli e lo stop del mercimonio politico tra Meloni e Salvini”, mentre per il leader di Azione Carlo Calendail Governo non potrà fare quello che voleva e che la Consulta ha ritenuto lesivo dei poteri del Parlamento” e per Riccardo Magi di Più Europa la riforma è “game over“.

La Lega: “Rilievi saranno superati dal Parlamento”

Di tutt’altro tenore le reazioni nella maggioranza, con il ministro leghista Roberto Calderoli, padre della legge, che fa sapere “stiamo valutando con i tecnici“, ma la Lega si dice soddisfatta perché la Corte non ha dichiarato incostituzionale l’intero impianto, limitandosi a dei rilievi che “saranno facilmente superati dal Parlamento”. Anche per il governatore del Veneto, Luca Zaia, la Corte “ha confermato la legittimità della legge sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione”, e per il governatore lombardo Attilio Fontanal’Autonomia si farà. I gufi mistificatori e dispensatori di fake news vengono smentiti”. Da Forza Italia si fa notare come il rilievo della Consulta vada nella direzione già indicata dagli azzurri, che hanno sempre sottolineato l’importanza di mettere in sicurezza e definire i Lep. “Il percorso della riforma – sottolinea il partito – non si arresta, ma prosegue nella riflessione parlamentare. FI continuerà ad agire con responsabilità, nell’interesse dei cittadini, garantendo l’unità nazionale”. Ora bisognerà vedere quale peso le decisioni della Consulta avranno sui referendum e non è escluso che, alla luce dei rilievi della Corte, i quesiti siano da considerarsi superati.

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