“Questa non è più pretesa di imparzialità, è richiesta di silenzio e questo non è accettabile. Il magistrato può, sui temi di giustizia, intervenire argomentando, perché è il nostro specifico campo professionale. Non si può chiedere, in nome dell’imparzialità, il silenzio”. Così il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia, a margine del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, rispondendo alle domande dei cronisti in merito alla richiesta di apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino da parte di due consigliere laiche del CSM. “L’imparzialità è una prerogativa a difesa dei cittadini – aggiunge il presidente – ma chiediamo che sia possibile esercitare i nostri diritti fondamentali di cittadini. Si sta oltrepassando il confine del possibile: una cosa è l’imparzialità, una cosa è la soggezione silenziosa al governo. Non è nella cifra della nostra fisionomia costituzionale democratica”.  “Qual è lo spazio in cui un magistrato può esprimersi? Me lo chiedo anch’io”, risponde quindi Santalucia, che poi conclude: “Forse fare associazionismo giudiziario diventa agli occhi di qualcuno un modo per venir meno ai doveri di imparzialità. Ma allora dovrebbero processarci disciplinalmente tutti. Credo ci siamo un momento di grande confusione. Lo spazio lo abbiamo tracciato noi, forti della giurisprudenza costituzionale e dei moniti della presidenza della Repubblica nel nostro congresso: parlare se e quando la parola del magistrato ha un senso” e in questo senso, ‘se nemmeno questo si può fare credo che il clima stia raggiungendo una sorta di inaccettabilità preoccupante”. 

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