Nulla di inatteso. Un patteggiamento su cui il mio avvocato Savi e la procura hanno lavorato da tempo” commenta così l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti la decisione del Tribunale di Genova di ratificare il patteggiamento per 2 anni e 3 mesi di reclusione nei suoi confronti e convertiti in 1.620 ore di lavori di pubblica utilità. “Viene stralciata l’ipotesi dell’articolo 319 del codice penale di corruzione propria: Toti povero era e povero resta” aggiunge il politico a margine della presentazione del suo libro “Confesso, ho governato” a Montecitorio. “Il patteggiamento riguarda l’articolo 318 relativo all’asservimento della funzione che io ritengo ancora oggi non ci sia stato. Anzi c’è stata una disponibilità verso il mondo delle imprese che ha fatto crescere la Liguria come mai in questi 9 anni. La ragione per cui abbiamo scelto il patteggiamento è che di tutto questo ritengo non si debba parlare in un aula di Genova ma nel palazzo del Parlamento. Fino a che in Italia l’asservimento della funzione, il traffico di influenze e il voto di scambio resteranno in quella nebulosa difficilmente dimostrabile resteremmo in quell’ipocrisia che a tanti piace ma che secondo me fa male al Paese”. E alla domanda su come interpreta la decisione del giudice risponde: “Se mi sento una vittima? Mi sento certamente vittima di un’interpretazione errata del mio agire. Il che non vuol dire che io voglia attaccare i magistrati. Non l’ho mai fatto e non lo farò oggi. Credo che un magistrato possa sbagliare per colpa, per colpa grave o per dolo. Io non lo so ma certamente in convinzione mia hanno sbagliato. Il problema vero è che gli strumenti per questo grave errore glieli ha dati la politica, non se li sono certo inventati loro”.

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