Come ogni anno, da quasi dieci anni, Fratelli d’Italia nella prima domenica di gennaio commemora la morte di le vittime degli anni ’70, vittime della “guerra politica” che insanguinava l’Italia. Una commemorazione che nel tempo si è allargata fino a comprendere gli eroi caduti in guerra, i magistrati uccisi dalla mafia, i militari impegnati nelle missioni di pace nei vari conflitti internazionali, i “figli d’Italia”.
La cerimonia prevede un piccolo corteo funebre composto da tre fermate, una davanti a Goffredo Mameli, un’altra davanti a Stefano Recchioni morto ad Acca Larentia e l’ultimo nel sacrario dei caduti della Prima Guerra mondiale. Durante le soste si susseguono performance teatrali e interventi. Si ricordano gli italiani vittime della foibe “uccisi dai comunisti jugoslavi” così come gli “ebrei deportati dal ghetto dai nazisti” senza però citare la responsabilità del governo fascista nell’alleanza con Hitler e delle leggi razziali.
Si ricordano le “eroiche vittime di destra uccise dalla canaglia comunista negli anni ’70”, così come le vittime di sinistra senza però mai citare alcuna responsabilità dei fascisti.
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