Non si placa lo scontro tra governo e toghe e, dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario con la protesta nelle corti d’appello contro la riforma per la separazione delle carriere, l’Anm riaccende la polemica sul caso Almasri: il generale libico, si legge in una nota della giunta esecutiva centrale, “è stato liberato” per “scelta politica” e “per inerzia del ministro della Giustizia che avrebbe potuto e dovuto, per rispetto degli obblighi internazionali, chiederne la custodia cautelare in vista della consegna alla Corte penale internazionale che aveva spiccato, nei suoi confronti, mandato di cattura per crimini contro l’umanità e crimini di guerra”. Così l’Associazione magistrati replica alle parole pronunciate sabato dalla premier Giorgia Meloni, secondo cui “il generale libico Almasri è stato liberato, non per scelta del Governo, ma su disposizione della magistratura“.
E dopo la stoccata, il sindacato delle toghe rincara la dose: “Almasri è stato liberato, e, seppur indagato per atroci crimini, riaccompagnato con volo di Stato in Libia. Tanto va detto per amor di verità”. Sulla vicenda del generale libico la tensione è destinata a restare alta anche perché mercoledì se ne tornerà a parlare in Parlamento, con l’informativa in aula del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e l’audizione davanti al Copasir del Guardasigilli Carlo Nordio. Intanto è scontro aperto sulla separazione delle carriere con la maggioranza che risponde dura alle proteste dell’Anm: per il viceministro della giustizia, Francesco Paolo Sisto, le manifestazioni durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario sono state “un atto di belligeranza”, mentre il senatore capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri parla di “pagina oscura per la democrazia” e da Fratelli d’Italia, Andrea De Priamo taglia corto: “Sono solo reazioni a un cambiamento che era necessario da anni”. A tutti risponde il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che contattato da LaPresse, si dice “preoccupato e anche molto amareggiato quando si usano queste tinte fosche che gettano un’ombra sulla magistratura”. “Sabato i magistrati hanno acceso un faro su una riforma che interessa tutti – aggiunge -. È stato un servizio di democrazia e non certo una pagina oscura”. E per quanto riguarda le accuse di chiusura verso via Arenula “un dialogo non si è mai aperto quindi non abbiamo potuto chiuderlo”. “Su una riforma costituzionale che tocca il cuore dei rapporti tra i poteri dello Stato, non c’è nulla da trattare – chiosa Santalucia – e il fatto che non ci sia stato nessun tipo di dialogo lo dimostrano anche le modalità del passaggio parlamentare, con un testo blindato dalla maggioranza di governo sul quale non è stato consentito neanche ai parlamentari la possibilità di proporre emendamenti”. “Noi dialoghiamo sempre e stiamo agendo non in maniera sterile e infeconda – conclude -, ma pensando che ci sarà un referendum e che quindi le ragioni di contrarietà potranno essere apprezzate dai cittadini che saranno chiamati alla consultazione referendaria. Prendiamo atto che il Parlamento non può discutere, perché la maggioranza blinda il testo“.