Caso Santanché, la ministra: “Se me lo chiede Meloni mi dimetto”

La titolare del Turismo: "Ero innocente ieri, sono innocente oggi, sarò innocente domani"

“I giornali possono scrivere quello che vogliono, anche quelli che non c’erano quando parlavo, ma non scrivere quello che non ho detto. Quanto letto oggi su alcuni quotidiani nazionali mi lascia basita. Ricostruzioni fantasiose di mie dichiarazioni che non hanno niente a che fare con me”, a dirlo è la ministra del Turismo, Daniela Santanché. “È evidente che il pregiudizio di certa stampa non si ferma davanti a niente pur di creare una notizia alle spese della sottoscritta. Fortunatamente sono in possesso di una registrazione che dimostra quale sia la verità. Non ho mai detto chissene frega del partito ma chissene frega di chi mi critica. Sono una donna di partito ed è evidente che se il mio presidente del consiglio mi chiedesse di dimettermi io non avrei dubbi”, ha concluso la ministra che nelle scorse ore ha rilasciato un’intervista a Repubblica. 

L’intervista a Repubblica: “Nessun passo indietro”

“Io non faccio nessun passo indietro, non mi dimetto, l’ho detto chiaro. Ero innocente ieri, sono innocente oggi, sarò innocente domani. Poi se per me si vuole cambiare il diritto e uno è già colpevole con un rinvio a giudizio, si accomodino”. Lo dice in una intervista a Repubblica la ministra del Turismo Daniela Santanché.

La replica a Giorgia Meloni: “Faccio il mio lavoro, vado avanti”

In merito alle affermazioni della premier Giorgia Meloni secondo cui la ministra deve fare delle valutazioni, Santanché risponde: “Questa è un’idea della presidente, io voglio parlare di altro. Faccio il mio lavoro, vado avanti, oggi sono qua, domani a Riad, dopodomani torno a Roma. Non c’è neanche un’associazione di categoria che mi abbia mai criticato”.

Le critiche del partito? “Ma chissenefrega”

Delle critiche che arrivano dal suo partito, Fratelli d’Italia, dice: “Ma chissenefrega! Pazienza”. “Il mio è un partito garantista, che ha sempre avuto questo nel programma di governo, che sta facendo una riforma della giustizia. Mi stupirei se qualcuno chiedesse le mie dimissioni per questo”, afferma. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, “è un mio amico, abbiamo un rapporto umano, ognuno nel rispetto del suo ruolo, lui come presidente del Senato, seconda carica dello Stato, io come ministro. Una cosa è certa: Ignazio non mi abbandonerà mai. Mai. Ma non come politica: come amica. In politica è molto difficile avere amici, io ho pochi amici. La Russa lo è. E lo saremo nei secoli come i carabinieri”.