La premier ha spiegato che gli avvisi di garanzia sono stati inviati anche "ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano". Le opposizioni chiedono che riferisca in Parlamento

La notizia sul caso Almasri arriva come una bomba in un normale martedì pomeriggio nei Palazzi romani. A darla è la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in un video di circa due minuti annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia per quanto accaduto con il capo della polizia giudiziaria libica, secondo la Corte penale internazionale responsabile di crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

L’arresto di Almasri e il rilascio

Almasri era stato arrestato a Torino, ma poi rilasciato e riportato in Libia con un volo di Stato. L’uomo è ritenuto responsabile di aver coordinato, ordinato ed eseguito omicidi, violenze sessuali e torture nelle carceri libiche, in particolare a Mitiga, dove vengono rinchiusi migliaia di migranti in viaggio verso l’Europa.

L’annuncio di Meloni

“Dunque la notizia è questa: il procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri”, annuncia Meloni mostrando il documento e spiegando che avvisi di garanzia sono stati inviati anche “ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al Sottosegretario Alfredo Mantovano“.

 

L’avviso è arrivato, come spiega la stessa premier, “a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

Meloni ribadisce la sua versione sulla vicenda Almasri: “La Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri tre Stati europei. La richiesta di arresto della Cpi non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, come previsto dalla legge, e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida”.

“A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi”.

Ma la premier ribadisce: “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia, diciamo così, invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione, a testa alta e senza paura”.

Meloni: “Impegno per difendere l’Italia proseguirà senza esitazioni”

“Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada”, ha scritto sui social la presidente del Consiglio.

Solidarietà di Tajani e Salvini

Immediata la solidarietà dei due vicepremier, che lascia presagire l’apertura di un nuovo fronte di scontro con la magistratura: “Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e Alfredo Mantovano. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”, tuona il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, mentre Matteo Salvini scrive: “Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito”.

La nota dell’Anm

A stretto giro l’Associazione nazionale magistrati in una nota spiega però che “la procura di Roma non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione“, che è “un atto dovuto”.

Cosa ha detto la maggioranza

Ma l’alzata di scudi arriva da tutto il centrodestra, dai parlamentari di maggioranza come da tutti i ministri. E la figlia di Silvio Berlusconi, Barbara, ricorda quanto accaduto al padre: “Non può sfuggire la coincidenza dell’avviso di garanzia alla premier mentre si discute la separazione delle carriere. Il pensiero va all’avviso di garanzia che ricevette mio padre alla vigilia del G7 di Napoli. Non so se si tratti di giustizia a orologeria ma il pensiero va lì”, dice.

Cosa hanno detto le opposizioni

Nelle opposizioni ci sono posizioni diverse, ma quasi tutti chiedono che la premier riferisca in Parlamento sulla vicenda. “Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro – dice la segretaria dem Elly Schlein – ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico”.

In aula oggi però non andrà nessuno: a seguito degli avvisi di garanzia, infatti, salta l’informativa che i ministri Nordio e Piantedosi avrebbero dovuto tenere davanti alla Camere proprio sul caso Almasri. La decisione – a quanto si apprende – sarebbe maturata in un mini-vertice successivo alla riunione del Consiglio dei ministri tra la premier, il sottosegretario Mantovano e i ministri interessati: è li che si decide, visto l’avvio dell’indagine da parte della magistratura, di rinviare le informative previste.

Per il leader del M5S Giuseppe Conte “la ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa: complottismo e vittimismo, dai treni ai migranti. Quanto al caso del criminale libico, una cosa è già certa: il governo ha combinato un grave disastro politico, mettendo in fila menzogne e versioni diverse, senza spiegarci davvero perché hanno imbarcato a nostre spese e con tutti gli onori su un volo di Stato un criminale libico anziché consegnarlo alla Corte penale internazionale”.

Matteo Renzi ribadisce che “la scelta di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata” ma “sul punto di vista giudiziario non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista”. Il leader di Iv ha però “l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia per alimentare il suo naturale vittimismo”.

Anche per il leader di Azione, Carlo Calenda, “su Almasri il governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani”. Ma che “un presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ‘ragione di Stato’ (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro Paese occidentale. Si saldano così due errori e si riacutizza lo scontro tra poteri dello Stato”. Per Avs però “il governo ha violato la legge”. E a Meloni “che dice di non essere ricattabile, rispondo che è ricattabile dai libici”, chiosa Angelo Bonelli

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