La figlia del leader Dc assassinato nel 1978 seduta accanto all'ex Br: "Abbiamo un problema in comune"
Incontro alla Camera, non il primo nella loro vita, fra Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate rosse il 9 maggio 1878 dopo 55 giorni di prigionia, e l’ex Br Adriana Faranda. Il tema del faccia a faccia a Palazzo San Macuto è la giustizia riparativa. ‘Parole della giustizia – Incontro’, è il titolo scelto per l’evento. Agnese Moro e Faranda siedono accanto e, a lungo, si stringono le mani con affetto.
Agnese Moro: “Incontro con Faranda non scontato, problema in comune”
“Io ho avuto tanto dalla giustizia penale, perché le persone responsabili sono state condannate a pene molto, molto severe. Loro hanno scontato tutta la loro pena e, quindi, dovrei sentirmi ripagata, di aver avuto giustizia. Ma non è così. Perché comunque che un altro soffra per tanti anni onestamente non mi restituisce niente, anzi mi crea un senso di disagio, mi avvilisce e tocca per nulla il problema dell’irreparabile. Nessuno mi può ridare quello che mi è stato tolto. È tanta roba da portarsi dietro”, ha detto Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, nel corso dell’incontro ‘Parole della giustizia’, a Palazzo San Macuto, a cui partecipa anche l’ex Br Adriana Faranda.
“Noi – ha aggiunto – abbiamo un problema in comune: fronteggiare le conseguenze dell’irreparabile, di quello che l’irreparabile ha prodotto nelle nostre vite. E sono delle conseguenze molto concrete. Sono cose che, se non le curi, non si fermano esattamente come le scorie del nucleare, banali ma che distruggono vite. Quel passato non è mai un ricordo, è qualcosa che succede perennemente ogni giorno”. “Sinceramente – ha esordito Agnese Moro – volevo ringraziare per questa possibilità di essere qui insieme” con Adriana Faranda, “cosa assolutamente non scontata, in un’istituzione così importante e anche così cara a mio padre, che ci ha passato così tanti anni. Abbiamo un po’ lavorato che ci fosse la parola incontro, per noi molto importante, perché ci si pone un problema di giustizia da un’angolatura un po’ particolare, una giustizia che dovrebbe affrontare il problema di un irreparabile, voluto, organizzato e portato a compimento, a cui è difficile dare una risposta di giustizia”.
Faranda: “Io e Agnese Moro simili su tante cose”
“In questo percorso io ho scoperto tantissime cose, una delle prime è quanto io e Agnese eravamo simili su tante cose, rispetto allo sguardo che avevamo sulla realtà, a tante considerazioni, a tante sensibilità, eppure restava il mistero di queste vite così diverse, di queste scelte così radicalmente opposte”, ha detto l’ex Br, Adriana Faranda, nel corso dell’incontro a cui ha preso parte anche Agnese Moro.”Grazie veramente di questa possibilità che ci avete dato. È stato un cammino sicuramente molto difficile quello che noi abbiamo percorso, però un cammino per me essenziale, di vitale importanza, perché ha restituito corpo e anima a delle categorie, a degli stereotipi, a delle immagini che si erano cristallizzate nel tempo. Con Agnese soprattutto, perché eravamo comunque vicine a Roma. Abbiamo fatto tanti viaggi insieme e sono stati dei momenti estremamente importanti. Siamo stati in macchina per ore noi due, da sole, e abbiamo imparato a parlare, a ruota libera, andando dalle confidenze più intime fino alle considerazioni più generale”, ha sottolineato Faranda. Che, parlando della figlia di Moro, ha sottolineato: “Lei è rimasta abbastanza colpita dal fatto che le prime parole che le ho detto erano il desiderio che avevo avuto di incontrarla. Era una cosa che sentivo ma che non riuscivo a spiegare a livello razionale. Lei aveva provato in tutti i modi a salvare la vita di suo padre durante il sequestro e questa era una cosa che mi provocava un impulso di empatia nei suoi confronti. Io avevo fatto, dall’altra parte, la stessa cosa. Avevo tanto desiderato incontrare tutti loro, ma in particolare Agnese. E questo percorso, estremamente difficile, è stato per me fondamentale: ho compreso molto meglio qual era la giustizia che io potevo desiderare”.
Fontana: “Giustizia riparativa si propone di ricomporre”
“Questo è il secondo appuntamento del ciclo di incontri promossi dall’Associazione F.A.R.E. sulle parole della Giustizia. Il primo si era svolto l’anno scorso ed era dedicato alla parola ‘perdono’, parola difficile e importante. In quell’occasione avevo detto che quella parola, antica e potente, rappresentava uno strumento di riparazione e di riconciliazione personale e sociale su cui riflettere. L’esperienza personale delle relatrici presenti oggi consente di approfondire il tema della giustizia riparativa. Le loro vicende umane sono particolarmente significative. Tanto più perché si inserisce nel contesto di una delle stagioni più difficili e dolorose della storia recente del nostro Paese”, ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, intervenendo all’incontro ‘Parole della giustizia’ a Palazzo San Macuto. “Il loro percorso invita a confrontarsi su un modello di giustizia che metta al centro il dolore della vittima e dei suoi familiari. È un modello che, attraverso l’assunzione di responsabilità da parte dell’autore del reato, si pone anche l’obiettivo di ricostruire i legami con la comunità. Ogni fatto criminoso spezza, infatti, quel patto tra i consociati che è alla base della convivenza civile. E la giustizia riparativa si propone appunto di ricomporre quel conflitto che il reato ha provocato. In questa direzione, il passo fondamentale è l’incontro tra l’autore dell’offesa e la vittima del reato. Solo attraverso questo dialogo responsabile si può sperare in una riconciliazione”.
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