Incalzato dalle opposizioni il ministro della Giustizia interviene sul caso del software spia rispondendo a un’interrogazione di Italia Viva
Dopo lo stop imposto dal sottosegretario Alfredo Mantovano alla divulgazione, se non in Copasir, di nuove informazioni legate al caso Paragon (produttrice del software con cui sarebbero stati intercettati giornalisti e attivisti), sembrava che il ministro della Giustizia Carlo Nordio non dovesse più rispondere durante il question time alla Camera alle domande poste da Pd e Iv sull’utilizzo dello spyware ‘Graphite’ da parte di alcune procure e della Polizia Penitenziaria. A Montecitorio, invece, complice anche la riformulazione delle interrogazioni da parte dell’opposizione, il Guardasigilli replica a sorpresa, assicurando che “nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal Ministero della Giustizia nel 2024″ e che “nessuna persona è mai stata intercettata dalla Polizia penitenziaria”. Nel corso del suo intervento in Aula il ministro ricorda anche che “le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria, ci sono quelle preventive e quelle ordinarie; le spese vengono liquidate. La nostra amministrazione, il nostro Dap, non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo”.
Mentre in Aula il clima si scalda, con Pd e Iv che incalzano Nordio, a Montecitorio lo staff del Guardasigilli non gradisce la mossa del Pd di modificare in corso d’opera il testo dell’interrogazione rivolta al titolare del dicastero di via Arenula. A finire nel mirino del capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi – che segue il question time davanti a uno degli schermi in Transatlantico, a portata dei cronisti – è in particolare la deputata dem Debora Serracchiani la quale, al momento di illustrare l’interrogazione, chiede di “dissipare le nubi sulla polizia penitenziaria, unica a non smentire l’utilizzo di Paragon”. Un comportamento ritenuto “veramente scorretto”, che secondo Bartolozzi avrebbe dovuto provocare un richiamo da parte del presidente dell’Aula.
Alla fine il ministro, ‘scortato’ dalla stessa capo di gabinetto, lascia la Camera senza aggiungere altro. A stretto giro, però, a farsi sentire è Matteo Renzi con un lungo post su X in cui esclama “bingo!”. “Nordio dice in Aula che il Ministero della Giustizia non ha mai stipulato contratti con società che hanno Trojan – scrive il leader di IV -. Se è vero ciò che dice il ministro, e noi abbiamo il dovere di credergli, a questo punto è evidente che nel Governo qualcuno mente. Pensano di fregarci ma non ci conoscono. Un giornalista è stato intercettato in modo illegale: chi è stato? Se nessun Ministero è responsabile dell’acquisto del Trojan israeliano allora sono solo i servizi ad avere questo strumento. Ma se i servizi hanno intercettato un giornalista, Alfredo Mantovano ha mentito”. Per Renzi quindi Nordio “ha messo molto in difficoltà Mantovano”, aggiungendo che “qualcuno sta mentendo. Chi? Noi chiederemo accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica. E non ci fermiamo. Scopriremo presto chi sta mentendo agli italiani”.
All’attacco si unisce anche Elly Schlein, secondo la quale “è preciso dovere del governo fare chiarezza”. “Ieri, calpestando la dignità del Parlamento, ha detto che non voleva rispondere alle domande delle opposizioni sul perché un direttore di giornale e degli attivisti siano stati spiati con un software in uso soltanto a enti statali – le parole della segretaria dem -. Oggi invece Nordio viene, risponde e smentisce Mantovano, ma non fa chiarezza. Non possiamo andare per esclusione, ci devono dire loro chi ha spiato un direttore di giornale e degli attivisti. Il governo la smetta di nascondersi e risponda a questa domanda davanti al paese”.
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