La premier in aula in vista del Consiglio Europeo: "Impedire che l’Europa venga soffocata dalle sue stesse regole”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è al Senato per le comunicazioni in Aula in vista del Consiglio europeo in programma mercoledì e giovedì a Bruxelles. Al suo arrivo la premier è stata accolta dal presidente di palazzo Madama, Ignazio La Russa. All’inizio del suo intervento la capa del governo ha sottolineato come il summit cada in  un “momento estremamente complesso per le dinamiche globali e decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa, dell’Occidente”. “Il dibattito odierno ci trovi tutti consapevoli del tempo grave che stiamo attraversando, bisogna ragionare insieme sulle scelte migliori”, le sue parole. Ecco il suo intervento e il dibattito IN AGGIORNAMENTO

Senato approva risoluzione di maggioranza con 109 voti favorevoli

L’Aula del Senato ha approvato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e 4 astenuti, la risoluzione presentata dalla maggioranza dopo le comunicazioni di Giorgia Meloni. Il governo aveva espresso parere favorevole alla sola risoluzione della maggioranza, dando parere contrario ai testi presentati dalle opposizioni. Risoluzioni queste che, come spiegato dal presidente di palazzo Madama Ignazio La Russa, sono state considerate “precluse o in parte assorbite”.

Meloni: “Riforma della giustizia è improcrastinabile”

Per quanto riguarda la politica interna, invece, Meloni ha detto che “la riforma della giustizia dal mio punto di vista è improcrastinabile“. 

Meloni: “Soldi non ci sono, piano ReArm roboante rispetto alla realtà”

“Senatore Borghi, sono d’accordo con lei, non funziona la narrazione di dire non ci sono soldi per fare nulla, e poi ci sono all’improvviso 800 miliardi per la difesa. I soldi non ci sono neanche qui, perché non stiamo parlando di nuove risorse dell’Ue, o di soldi tolti ad altri bilanci: parliamo di una ipotetica possibilità che gli Stati possano fare maggiore deficit. È un annuncio molto roboante rispetto alla realtà e alla natura di quanto viene proposto, e bisogna segnalarlo”, ha poi precisato Meloni in replica al senatore leghista Claudio Borghi, che aveva detto: “Non è possibile che improvvisamente la narrazione si sposti dal non ci sono soldi per non fare niente a 800 miliardi per le armi”.

Meloni: “Manovra correttiva non è nei radar”

In ogni caso, ha spiegato la premier, per supportare il nuovo piano Ue “una manovra correttiva non è nei radar del governo“.

Meloni: “Esercito unico europeo non all’ordine del giorno”

“Nel centrodestra siamo d’accordo che il tema di rafforzare la sicurezza e la difesa c’è, la maggioranza è compatta. L’esercito unico (europeo, ndr) non è all’ordine del giorno, la Nato è organizzata su eserciti nazionali che si coordinano”, ha poi dichiarato la premier. 

Meloni: “Noi gelosi di conti pubblici, attenti a bilanci nazionali”

Dopo la discussione generale c’è stata poi la replica di Meloni. “Abbiamo fatto tanto per recuperare una politica di bilancio seria, ne siamo un po’ gelosi. Bisogna fare attenzione quindi a scaricare tutto questo peso sui bilanci degli stati nazionali. Punteremmo a mobilitare investimenti privati“, ha detto Meloni con riferimento al piano di riarmo. 

Meloni: “Chi sostiene che spesa in sicurezza taglia i servizi inganna cittadini”

“Lascio volentieri ad altri, in quest’Aula e fuori, quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono, attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile”, ha rimarcato la leader di Palazzo Chigi. “La demagogia non mi interessa. Come sempre gli italiani giudicheranno, e gli italiani hanno dimostrato di essere molto più intelligenti di quanto certa politica creda. Penso che gli italiani sappiano bene che sono state proprio le classi politiche concentrate solo su sé stesse ad averci consegnato un’Italia debole. Ma non chiedete a me di lasciare questa Nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un’alternativa. Non sono la persona giusta per questo. So che la libertà ha un prezzo, e so, che se non sei capace di difenderti da solo non puoi neanche decidere, contare, affermare il tuo interesse nazionale”, ha aggiunto la premier. “Il paradosso – ha sottolineato – è che chi oggi sventola le bandiere della pace contro le spese per la difesa si lamenta anche di una eccessiva ingerenza americana nelle nostre vicende. Beh, signori, le due cose non stanno insieme. O demandi la tua sicurezza ad altri, e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e decidi tu. Le due cose non stanno insieme”.

Meloni: “800 miliardi del piano riarmo non tolti ad altri capitoli di spesa”

“Un altro punto che mi interessa chiarire riguarda l’entità finanziaria del Piano ReArm Europe. La Presidente Von der Leyen ha indicato in 800 miliardi di euro la sua dimensione complessiva. Credo che sia molto utile precisare, a beneficio del Parlamento e ancor più dei cittadini che ci ascoltano, che questi 800 miliardi di euro non sono né risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee”, ha precisato Meloni. “Sul primo punto l’Italia si è opposta con fermezza alla possibilità che una quota dei fondi di coesione, risorse per noi fondamentali, venisse automaticamente spostata sulla difesa. È una battaglia che abbiamo vinto. Rimane la possibilità per gli stati membri di utilizzare volontariamente una quota dei fondi di coesione e approfitto per annunciare che l’Italia non intende distogliere un solo euro dalle risorse della coesione”, ha ricordato. “Dopodiché il Piano arriva a 800 miliardi di euro con due voci. La prima, 150 miliardi, dovrebbe corrispondere a prestiti che gli Stati membri possono attivare, se reputano opportuno farlo, garantiti dall’Unione Europea. Si tratta cioè di eventuali prestiti su base volontaria, ma su questa misura ci riserviamo di dire di più quando avremo tutti i dettagli. La seconda voce, che vale 650 miliardi di euro, è sostanzialmente teorica. Nel senso che è la stima di quanto potrebbe cubare un ulteriore indebitamento nazionale se ciascuno Stato Membro decidesse di ricorrere a deficit aggiuntivo per massimo l’1,5%, al di fuori del vincolo della clausola di salvaguardia del patto di stabilità e crescita. In sostanza, non si tratta di spendere 800 miliardi di risorse attualmente esistenti nei bilanci degli Stati Membri, magari tagliando servizi ai cittadini per poter reperire risorse o smettendo di investire sugli altri capitoli. Si tratta invece della possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo, rispetto a quanto normalmente previsto dal patto di stabilità”, ha aggiunto la premier. “Questo è il quadro che ci è stato proposto, e in questo quadro l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano. Lo dico perché l’Italia può vantare, in questa fase storica, degli indicatori economici e finanziari estremamente positivi, un patrimonio al quale non intendiamo rinunciare”, ha concluso Meloni.

Meloni: “Sosteniamo gli sforzi di Trump per la pace”

“Salutiamo positivamente questa nuova fase e sosteniamo gli sforzi del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in questo senso. L’Italia considera la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura per l’Ucraina, con garanzie di sicurezza solide, efficaci e di lungo periodo, per l’Ucraina stessa, per l’Europa nel suo complesso, e per i nostri alleati americani, che non possono permettersi di siglare un accordo di pace violabile“, ha detto ancora la premier. 

Meloni: “Chiesto di cambiare nome ReArm Europe, fuorviante per i cittadini”

“Il 6 marzo la Presidente Von der Leyen ha presentato il piano ‘ReArm Europe’. Già in quella sede ho segnalato di non condividere questa denominazione. Si è detto che chiedevo di cambiare il nome perché voglio confondere i cittadini, mentre l’ho fatto perché credo che, invece, ReArm Europe sia un nome fuorviante per i cittadini”, ha aggiunto Meloni. “Certamente oggi siamo chiamati a rafforzare le nostre capacità difensive, di fronte alle nuove sfide geopolitiche, alle maggiori responsabilità a cui veniamo richiamati in ambito Nato e alla necessità di rafforzare il ruolo dell’Europa in questo contesto. Ma oggi, rafforzare le nostre capacità difensive non significa banalmente acquistare armamenti. Intanto perché non si tratta di acquistarli, magari da Paesi stranieri, quanto semmai di produrli, rafforzando la competitività e sostenendo gli investimenti delle nostre aziende e del nostro tessuto produttivo. Ma ancora prima, perché rafforzare le nostre capacità di difesa significa occuparsi di molte più cose rispetto al semplice potenziamento degli arsenali”, ha ricordato la premier.  “Senza questo approccio a 360 gradi non c’è difesa, senza difesa non c’è sicurezza e senza sicurezza non c’è libertà, perché senza sicurezza non possiamo proteggere l’Italia, le sue imprese e i suoi cittadini – ha sottolineato –. Quindi, quando abbiamo proposto di rinominare il piano utilizzando le parole ‘Defend Europe’, non abbiamo posto una semplice questione semantica o nominalistica, ma abbiamo proposto una questione di sostanza. Di merito. Noi riteniamo che debba essere chiaro che con le risorse a disposizione si possono finanziare anche tutte le cose che ho elencato. Materie che non dovrebbero essere una preoccupazione solamente per la sottoscritta, ma almeno per tutti coloro che sono seduti in quest’aula”.

Meloni: “Invio truppe italiane a Kiev non all’ordine del giorno”

La presidente del Consiglio ha spiegato la propria posizione che porterà in sede di Consiglio Europeo in merito al piano di riarmo dell’Europa. “Di fronte a proposte che rispettiamo ma non ci convincono, sempre ringraziando chi in questa fase si prende la responsabilità di fare delle proposte, sarò chiara di fronte a quest’Aula: l’invio di truppe italiane in Ucraina è un tema che non è mai stato all’ordine del giorno, così come riteniamo che l’invio di truppe europee, proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia, sia un’opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace“.

Meloni: “Al fianco di Mattarella, attaccato per aver ricordato chi è aggressore”

La leader di Palazzo Chigi ha poi ricordato che “come da tre anni a questa parte, tema centrale del Consiglio Europeo in materia geopolitica sarà la guerra di invasione russa all’Ucraina“. E ha mostrato la sua solidarietà al capo dello Stato, Sergio Mattarella, oggetto di attacchi verbali nei giorni scorsi da parte della Russia: “Voglio dire che siamo al fianco del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ogni qualvolta viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti”.

Meloni: “Grande preoccupazione per ripresa combattimenti a Gaza”

Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza“, ha detto Meloni in tema di Medio Oriente. 

Meloni: “Affettuoso saluto al Papa, mi auguro di rivederlo ristabilito”

Meloni ha poi rivolto un “affettuoso saluto al Santo Padre che anche in un momento di prova non ha mai fatto mancare la sua forza e la sua guida. Il mio augurio è quelli di poterlo vedere il prima possibile ristabilito del tutto”. Standing ovation dell’Aula per Bergoglio. 

Meloni: “In regolamento Ue hub Paesi terzi grazie a coraggio Italia”

“Il governo è determinato a portare avanti il protocollo Italia-Albania, e anche qui al di là della propaganda, se nella modifica del regolamento Ue si prevede di creare hub in Paesi terzi è grazie al coraggio dell’Italia che ha fatto da apripista”, ha detto la presidente del Consiglio. “L’auspicio – ha aggiunto – è che la Corte Ue non fermi questo progetto perché significherebbe la fine di Schengen”.

Meloni: “Scongiurare la guerra commerciale, non giova a nessuno”

 “Non è all’ordine del giorno” della riunione del Consiglio europeo “il tema dei dazi e dei rapporti con gli Usa ma è un tema da tenere in forte considerazione. Gli Usa hanno deciso di riattivare dazi con la Ue che erano stati sospesi nel 2021, e ha annunciato di volerne introdurre altri. La Ue ha già risposto con contromisure, e le prima prenderanno via il primo aprile, ma il quadro è complesso, e dobbiamo lavorare per scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno, non è saggio cadere in un circolo vizioso di rappresaglie che non giovano a nessuno. Non si può pensare a una logica di dazi e controdazi, non bisogna affidarsi all’istinto ma alla logica”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni.

Meloni: “Faremo possibile per impedire a Ue di soffocare in sue regole”

 “Faremo tutto quello che possiamo per impedire che l’Europa venga soffocata dalle sue stesse regole”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, 

Meloni: “Impediremo che Clean industrial deal sia nuovo Green deal ideologico”

“Continueremo a insistere per una politica industriale efficace, rinunciando agli eccessi ideologici visti in passato. Il Clean Industrial Deal presentato dalla Commissione va in questa direzione ma intendiamo impedire che si trasformi in un nuovo Green Deal con un nome diverso”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in aula al Senato. 

 

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