Il premio Oscar durante il suo show 'Il sogno', su Rai1: "I nazionalisti odiano il mondo, ne hanno paura e vogliono che tutti abbiano paura"

A pochi giorni dalla manifestazione per l’Unione europea e mentre si accende la polemica per le parole di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, Roberto Benigni prende posizione sull’Europa, cui dedica lo show ‘Il sogno’ che segna il suo ritorno in prima serata su Rai1.

Il monologo di Benigni

Dopo i saluti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, (“so che ci sta guardando”) e a Papa Francesco (“spero guarisca presto”), il premio Oscar entra subito nel vivo. “C’è da essere orgogliosi di essere europei”, afferma, ricordando il contributo dato dal “più piccolo continente del mondo” alla storia dell’umanità. “La cultura europea ha radici profonde, da 3mila anni è la fucina dove sono stati forgiati alcuni dei più grandi pensieri dell’umanità”. Per Benigni l’Ue “è la più grande costruzione istituzionale, sociale, politica ed economica degli ultimi 5mila anni”.

“E’ un progetto, un ideale, una speranza, un sogno ma soprattutto un caso unico nella storia dell’umanità. E’ stata la prima volta in cui Stati sovrani hanno scelto liberamente di unirsi. Non più divisione ma unità, non sopraffazione ma dialogo. Una rivoluzione silenziosa che può trasformare il mondo”.

“I nazionalisti odiano il mondo, ne hanno paura”

Una risposta al nazionalismo che, spiega l’attore e regista, “ha sempre prodotto guerre, odio”. I nazionalisti “odiano il mondo, ne hanno paura – spiega – il motore dei nazionalisti è la paura, vogliono che tutti abbiano paura e il loro motto è ‘Abbiate paura’. Hanno paura di tutto, dei Paesi confinanti, del cambiamento, del progresso degli stranieri. La paura è all’origine di quasi tutte le stupidaggini umane, soprattutto quelle politiche. I nazionalisti sono infelici con molta paura e poca memoria“.

Spinelli, Rossi e Colorni “eroi della nostra storia”

Una storia iniziata in Italia, “in una piccola isola del Tirreno, Ventotene” dove è stata scritta una pagina – sottolinea – “commovente” da tre “eroi della nostra storia” ovvero Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni che “pensarono al nostro futuro con un progetto che insieme era sogno e documento politico”. “Nel 1941 mentre la guerra infuriava nel mondo in quest’isola sperduta, nel pieno di una tragedia senza limite, succede una cosa incredibile, come se si accendesse una luce, un lampo”, osserva Benigni.

Il Manifesto di Ventotene, ammette poi, “contiene anche alcune idee superate, in particolare nel linguaggio, legate a quel momento storico” ma – precisa – “non per questo viene meno sua attualità, la sua grandezza di vedute. Il vero punto centrale del Manifesto è chiaro, cioè superare i nazionalismi che avevano distrutto il continente e costruire un’Europa unita basata sulla giustizia sociale”. 

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