Meloni: "È un pezzo di storia d'Italia con cui tutti dobbiamo fare i conti"

Il 29 aprile del 2025 ricorrono i 50 anni dalla morte a Milano di Sergio Ramelli, lo studente 18enne militante del Fronte della Gioventù che morì nel 1975 dopo l’aggressione da parte di un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. Per l’occasione, si è tenuto un evento commemorativo in Regione Lombardia, al quale ha partecipato anche la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Che ha preso le distanze dalle manifestazioni dell’estrema destra in ricordo di Ramelli, nelle quali negli ultimi anni si sono visti riti del ‘presente’ e saluti romani. “Non appartengono al nostro movimento politico di Fratelli d’Italia, non è certo il nostro elemento distintivo, niente di tutto questo può essere riconducibile a noi. Se poi ci sono altri che fanno questo mi dispiace perché sbagliano e non aiutano a pacificare”, ha affermato Santanchè. A chi le chiedeva se la memoria di Ramelli fosse oggi una memoria collettiva, Santanché ha risposto “così dovrebbe essere. Oggi 38 città in Lombardia gli hanno dedicato uno spazio, Sergio Ramelli andava in giro con un quaderno e non con le armi. Io mi auguro che non ricapitino più quegli episodi e che pur essendo Sergio Ramelli di una parte, oggi sia di tutti il superamento dell’odio. Difendere le idee di tutti senza ammazzare come è stato ammazzato a colpi di chiavi inglesi“.

Meloni: “Un pezzo di storia dell’Italia con cui tutti dobbiamo fare i conti”

In un altro evento, intitolato ‘Le idee hanno bisogno di coraggio‘ e svoltosi all’Auditorium Testori di Milano, c’è stato il videomessaggio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Un mese e mezzo fa, nell’anniversario dell’aggressione, il Governo che mi onoro di guidare, in collaborazione con l’Istituto Poligrafico dello Stato e Poste Italiane, ha voluto dedicare un francobollo alla memoria di Sergio Ramelli. È stato per noi molto più che un gesto simbolico. Significa affermare che la sua vicenda, la sua vita e la sua morte, sono un pezzo di storia d’Italia con cui tutti quanti, a destra e a sinistra, dobbiamo imparare a fare i conti“, ha detto la premier. “Significa ricordare che la libertà non è mai scontata. Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c’è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola, quartiere, città. Si poteva essere minacciati, insultati, aggrediti. Si poteva persino perdere la vita, uccisi da carnefici che nemmeno ti conoscevano, in una spirale di odio cieco e violenza che si è trascinata per troppi anni. Dobbiamo raccontarlo, non soltanto per ricordare chi ha pagato il prezzo più alto, ma per imparare a riconoscere subito i germi di quell’odio e di quella violenza, per neutralizzarli subito e impedire loro di generare nuove stagioni di dolore, perché insomma non accada mai più”.

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