Il presidente del Senato a margine della commemorazione a Milano del 19enne ucciso 50 anni fa da militanti di Avanguardia Operaia

Non voglio parlare dei saluti romani, perché voglio parlare di Sergio Ramelli. A voi interessa parlare dei saluti romani, non del fatto che oggi diciamo no a qualsiasi tipo di violenza, possibile che non si capisca la differenza? Possibile che vi fermiate sempre alla strumentalizzazione, su una cosa su cui io non posso influire, se fanno o no i saluti romani”. Lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa a margine della commemorazione a Milano di Sergio Ramelli, discutendo animatamente con i giornalisti che gli chiedevano se avesse un messaggio per i neofascisti che questa sera ricorderanno il 19enne ucciso 50 anni fa da militanti di Avanguardia Operaia con il presente e i saluti romani. “Le sembra una bella domanda da fare? – continua La Russa – La domanda è: che significato ha oggi essere qui a ricordare Sergio Ramelli? Ha un senso di volontà contro ogni odio e violenza, contro ogni strumentalizzazione, compresa la sua domanda. Qua non c’è stato niente che possa preoccupare. Duemila fascisti marceranno stasera? Lasciali camminare”. A chi gli chiedeva se quelle commemorazioni non allontanino Ramelli da una memoria condivisa e collettiva, La Russa ha replicato infastidito: “Quindi è questo che la interessa? Non il fatto che siamo qui contro la violenza, non il fatto che il sindaco è qui, non il fatto che ci sono da due giorni manifestazioni per la pacificazione. Vi interessa quante mani si alzeranno. La cosa più importante è che non ci sia più violenza”.

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