Il ministro della Salute: "Ritardi diagnosi post Covid". Vaia: "Bisogna superare lo stigma"
Come ogni 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids, indetta per la prima volta nel 1988 e poi adottata negli anni da governi, organizzazioni internazionali e associazioni. Sulla lotta a questa malattia infettiva, causata dal virus dell’Hiv, è intervenuto anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “I dati più recenti riportano che l’incidenza delle nuove diagnosi è in diminuzione dal 2012, con una ridfuzione più evidente dal 2018 e particolarmente accentuata negli ultimi 2 anni” ma “le limitazioni dovute alla pandemia e la paura di accedere ad alcuni servizi sanitari hanno probabilmente comportato un ritardo nella diagnosi delle infezioni da Hiv”, ha detto il ministro intevenendo al l’evento ‘Affrontare le disuguaglianze, favorire i progressi nella prevezione e nella cura dell’Hiv’.
Pandemia globale, mai sottovalutare
Il ministro Schillaci ha poi sottolineato che “l’attezione internazionale è stata rivolta principalmente al Covid” ma “è doveroso non sottovalutare un’altra pandemia globale, uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale”.
Vaia: “Superare stigma”
Allo stesso evento, organizzato presso la sede di Lungotevere Ripa del ministero della Salute, è intervenuto anche Francesco Vaia, Direttore dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive L. Spallanzani. “Dovremmo impegnarci di più, metterci la faccia, superare definitivamente lo stigma che ancora c’è come abbiamo fatto su monkeypox (vaiolo delle scimmie, ndr)”, ha detto Vaia secondo cui “Il tema non è la sessualità ma l’utilizzo della sessualità”.
Brusaferro: “Consapevolezza del rischio contro ritardi diagnosi”
Secondo Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, “serve la consapevolezza de rischi ma anche essere consapeovli cheil Servizio sanitario nazionale è in grado di affrontare questi rischi quando si manfiestino”. Brusaferro ha sottolineato come i “dati recenti mostrano un certo ritardo nella diagnosi”. Le risposte a un problema “contenuto ma che ancora c’è”, aggiunge il presidente dell’Iss, devono arrivare anche dalla comunicazione che “il sistema è tarato per poter garantire la privacy e la gratuità dei test”.
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