L'intervento straordinario il mese scorso all'Uoc di Chirurgia di Verona
Intervento straordinario il mese scorso all’Uoc di Chirurgia di Verona, diretta dal dottor Massimo Corain. E’ qui infatti che è stato portato a termine il quinto reimpianto in contemporanea di entrambe le mani perse da un uomo che ha subito l’amputazione degli arti mentre era intento ad utilizzare un macchinario per lavorare il legno. Si tratta della prima volta che la sanità veneta porta a termine con successo questo tipo di intervento, reso possibile dal funzionamento del Trauma Center centralizzato regionale. Gli arti tranciati sono stati conservati in appositi contenitori con il ghiaccio e trasportati in sala operatoria dove erano presenti 4 microchirurghi che per 7 ore e mezza hanno operato in simultanea sui due arti. Il paziente è rimasto ricoverato 4 settimane presso la UOC veronese, per le cure necessarie alla buona riuscita dell’intervento, anche per il rischio di complicanze vascolari o infettive. L’uomo adesso è stato affidato ad un reparto di rieducazione funzionale per uno speciale recupero della funzionalità delle mani, che in questo caso significa l’autosufficienza nelle minime attività quotidiane come nutrirsi e l’igiene personale. Un processo che può durare fino a 7 o 8 mesi.
In sala operatoria, oltre al direttore, l’équipe era composta dai chirurghi Alberto Garofano, Roberta Sartore, Mattia Giardin e da alcuni medici in formazione. Presenti anche due strumentisti, gli infermieri di sala, l’anestesista con i suoi aiuti. La complessità del reimpianto della mano consiste nel fatto che la microchirurgia deve ricostruire l’arto amputato: dall’osso alla sutura della cute, dai tendini alla vascolarizzazione, fino alla parte neurochirurgica. “Accade sempre più spesso che nelle nostre sale operatorie si compiano interventi complessi, al limite dell’impossibile – ha detto l’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin -. L’operazione di microchirurgia della mano, oltretutto doppia, ha coinvolto più équipe altamente qualificate e testimonia quanto la nostra sanità abbia punte di eccellenza che possono competere a livello internazionale. La Chirurgia della mano trova in Verona una grande tradizione, già nel 1978 il professor Landino Cugola era stato pioniere nell’eseguire un reimpianto di mano in Italia a seguito di una preparazione specifica con il prof. Tamai, giapponese”. Per il direttore generale AOUI Verona, Callisto Marco Bravi “i livelli di eccellenza del nostro polo chirurgico Confortini sono noti, ma il motivo per cui siamo qui oggi è per ribadire che le moderne tecnologie non sono che un elemento di successo. La colonna portante di Auoi sono i suoi professionisti: medici, infermieri e tecnici di altissima professionalità, capaci di curare ma soprattutto di fronteggiare qualsiasi esperienza. Anche per la prima volta, come il reimpianto bilaterale delle mani”.
“L’intervento di cui parliamo oggi è eccezionale per la sua bilateralità e per la tempestività con la quale si è mosso l’intero sistema veneto del Trauma – ha spiegato Massimo Corain, direttore UOC Chirurgia della Mano e Microchirurgia -. Il paziente è arrivato in un’ora e mezza, nonostante fosse fuori provincia. Nei casi di lesioni alla mano è fondamentale la celerità. Infatti, non si può attaccare prima un arto e poi l’altro perché si avrebbe il deterioramento dei tessuti, e soprattutto non si può attaccare un arto dopo che è stato esposto all’aria per 3/4 ore. Bisogna intervenire subito. Quindi sia l’equipe dell’AOUI sia la Rete veneta hanno funzionato perfettamente permettendo di raggiungere questo risultato. La Chirurgia della mano di Verona è l’unica unità operativa complessa di chirurgia della mano della Regione Veneto e raccoglie per tradizione anche i pazienti del Trentino. È un centro attivo H24 e esegue interventi chirurgici complessi, come il reimpianto degli arti, e interventi di microchirurgia. In questo periodo, il nostro lavoro è anche per le lesioni da petardi, mediamente ci sono 4/5 interventi di ricostruzione”.
“Il paziente ha avuto l’incidente nelle Prealpi venete, quindi è stato trasportato d’urgenza e stabilizzato all’ospedale di Vicenza e poi trasferito qui da noi, che nel frattempo siamo stati allertati dal SUEM 118 – ha detto Alberto Garofano, membro dell’équipe e reperibile il giorno dell’incidente -. Abbiamo preparato le due équipe e la sala operatoria dedicata all’urgenza. Tutta la catena ha funzionato perfettamente perché dall’infortunio all’arrivo nella nostra sala operatoria è passata solo un’ora e mezza. In tanti anni di lavoro non avevo mai visto un caso simile. La chirurgia della mano è una emergenza tempo-dipendente e con l’amputazione bilaterale la parte più difficile è stata quella di organizzare la doppia equipe perché la cosa fondamentale era di vascolarizzare le due mani nel più breve tempo possibile”.
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