I dati delle aggressioni sono sicuramente "sottostimati", come spiega a LaPresse Fabio De Iaco

Gli ospedali italiani assomigliano sempre più ad una ‘trincea’. Le aggressioni ai medici in corsia sono in aumento, ed è soprattutto il pronto soccorso, insieme al reparto di Psichiatria, il luogo dove i casi si contano sempre più numerosi. Secondo un sondaggio di Anaao Assomed in vista della giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari in programma domani “ben l’81% dei medici e dei dirigenti sanitari riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Di questi, ben il 23% riferisce aggressioni fisiche, il 77% verbali e ben il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi. E il 69% dei sanitari non denuncia l’aggressore”.

“La mancata denuncia è indicativa purtroppo di una diffusa sfiducia, per esempio che l’azione legale possa alla fine condurre a concreti risultati. Ma soprattutto, gli aggrediti si arrendono per il carico emotivo e di tempo di una denuncia, che li esporrebbe a spese legali, udienze in tribunale magari ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Sicuramente in questa denuncia non è sostenuto dall’azienda, che evidentemente non propone, per esempio, di costituirsi parte civile”, spiega Anaao. Anche Mario Balzanelli, presidente nazionale SIS118 che ripercorre le aggressioni dell’ultimo periodo denuncia “una tempesta di brutali aggressioni in queste ultime settimane, contro gli equipaggi del Sistema di Emergenza Territoriale 118”. “È inutile trovare scuse: bisogna finanziare il SSN. I tre miliardi in più sul FSN dell’ultima legge di bilancio non bastano assolutamente”. È il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, al sondaggio di Anaao Assomed sulle aggressioni in corsia. “Certamente è necessario aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei Pronto Soccorso”.

Dati quelli delle aggressioni che sono sicuramente “sottostimati”, come spiega a LaPresse Fabio De Iaco, Presidente SIMEU – Società Italiana di Medicina d’Emergenza e Urgenza. “In pronto soccorso non esiste più nessun operatore che non abbia subito almeno un caso di aggressione, fisica o verbale”. C’è chi come Alessandro Cammino, infermiere al pronto soccorso del Policlinico Gemelli e segretario regionale Sanità Privata UIl Fpl Roma Lazio racconta a LaPresse di essere stato preso a “schiaffi al pronto soccorso da un paziente che ha dato in escandescenza. Lui iniziò a urlare e arrivò la polizia perché quell’uomo lo conoscevamo tutti, aveva dei precedenti penali. Non ho denunciato perché ho avuto paura, ero molto giovane e quell’uomo avrebbe saputo il mio indirizzo di casa e io ho una famiglia, non me la sono sentita di rischiare che venisse lui o qualcun altro a cercarmi”. La stessa paura che ha provato Claudia, nome di fantasia che racconta a LaPresse di essere stata aggredita dal marito di una paziente. “Me lo sono trovata davanti al viso e urlava sempre più forte, era totalmente fuori di testa e molto agitato, sbraitava che nessuno sapeva del dolore che stava provando e che me ne dovevo andare. Le sue urla hanno attirato l’attenzione della dottoressa che ha cercato di proteggermi e farlo calmare ma è stato inutile. – racconta- Ho deciso allora di chiamare la polizia. Quando sono tornata, l’uomo continuava a insultarmi e io gli dissi che avevo chiamato la polizia. Scappò dal reparto e nessuno gli fece niente. Nessuno si è mai scusato dell’accaduto”. 

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