Sale l’attenzione per la malattia infettiva Dengue, nel mondo e nel nostro Paese. “Inevitabilmente si sta endemizzando anche in Italia. Già lo scorso anno avevamo avuto 360 casi di Dengue, di cui 82 autoctoni, cioé di persone che non erano state in Paesi endemici ma che avevano acquisito il virus direttamente in Italia. Ciò testimonia il fatto che questa è una malattia con la quale ci dovremo sempre di più confrontare”. A dirlo a LaPresse è Massimo Andreoni, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico dalla Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. “In Italia abbiamo la zanzara che la può trasmettere, la aedes albopictus, o zanzara tigre, mentre la globalizzazione farà sì che alcune persone malate arriveranno, più o meno sintomatiche”, spiega Andreoni. “Detto questo – secondo l’esperto -, né per ragioni climatiche né per ragioni oggettive legate del vettore di infezione, perché la zanzara tigre non ha la stessa capacità della aedes aegypti, si può presupporre che l’Italia diventi un Paese in cui la Dengue sia così diffusa”.
Secondo Andreoni, il numero di casi “tenderà probabilmente ad aumentare, ma non certo ai livelli che si vedono in Brasile, nel Sud Est Asiatico o in Sud America. In primo luogo perché da noi non è ancora arrivata aedis aegypti, che però è vicina, sul Mar Caspio”. L’Italia, tuttavia, “è sempre più un Paese che si sta tropicalizzando, quindi le condizioni diventeranno sempre più simili a quelle dove la Dengue sta mietendo milioni di casi e migliaia di morti”, osserva. Bene, dunque, per il presidente della Simit, mettere in atto misure di prevenzione e sorvaglianza, come il contrasto alla diffusione delle zanzare e la diagnosi rapida dei casi, anche perché “la Dengue non è una malattia di poco conto ma ha una sua letalità e gravità”, avverte. Nello specifico, una febbre molto alta, con forte mal di testa, dolori articolari, alle ossa e muscolari, oltre che dietro gli occhi, sono sintomi che devono far “scattare il campanello d’allarme”.