Nel 2023 sono aumentati leggermente i casi di epatite A, B ed E, mentre sono risultati in calo quelli di epatite C. Lo affermano i dati del bollettino del Sistema di Sorveglianza Seieva (Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Nel dettagio, nel 2023 sono stati notificati al Seieva 267 casi di epatite A, con trend in aumento rispetto all’anno precedente. I casi pediatrici sono stati 45, in lieve aumento rispetto all’anno precedente in cui erano stati 37. I fattori di rischio più frequentemente riportati sono stati: consumo di molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus, viaggi in zone endemiche, rapporti sessuali fra uomini e consumo di frutti di bosco. I nuovi casi di epatite B acuta sono stati 153, in lieve aumento rispetto al 2022 in cui i casi erano stati 109.
I fattori di rischio più frequentemente riportati sono l’esposizione a trattamenti di bellezza quali manicure, piercing e tatuaggi, le cure odontoiatriche (28,7%) e i comportamenti sessuali a rischio; l’esposizione nosocomiale (ospedalizzazione, intervento chirurgico, emodialisi o trasfusione di sangue) è riportata dal 19,9% dei casi. Sono 51 i nuovi casi di epatite C acuta, 4 in meno del 2022. Il fattore di rischio di maggiore importanza è stato il ricorso a trattamenti estetici (manicure/pedicure, piercing e tatuaggi), riportato dal 40,4% dei casi, che ha superato per la prima volta negli ultimi anni l’esposizione nosocomiale (29,4%) che rappresentava negli anni scorsi il principale il principale fattore di rischio. L’uso di droghe è stato registrato nel 27,1% del campione, il ricorso a trattamenti odontoiatrici nel 23,9%. Infine, l’esposizione sessuale (partner sessuali multipli o mancato uso del profilattico in corso di rapporti occasionali) si osserva in 16 soggetti.
Quanto all’epatite E, infine, sono 58 i casi segnalati. Dato che il numero di casi supera lievemente quello di casi con epatite acuta C, l’epatite E risulta essere stata nel 2023 la terza causa più frequente in Italia di epatite virale. Quattro dei casi registrati avevano effettuato un viaggio in area endemica e in particolare in Costa d’Avorio, India, Malawi e Sudafrica, mentre 54 (93,1%) sono casi autoctoni. Per quanto riguarda i fattori di rischio, più della metà dei casi (53,1%) ha riferito di aver consumato carne di maiale cruda o poco cotta, il 10,2% dei soggetti ha invece riportato il consumo di carne di cinghiale cruda o poco cotta.