“Se i virus dell’influenza Aviaria A (H5N1) acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5″. È quanto si legge in un rapporto congiunto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e della European Food Safety Authority (Efsa). Nel report si spiega che virus dell’influenza Aviaria “rimangono prevalenti tra le popolazioni di uccelli selvatici nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, causando malattie significative e morte degli uccelli”. Allo stesso tempo però “è stata osservata la trasmissione tra specie di uccelli e di mammiferi, in particolare negli allevamenti di animali da pelliccia, dove sono stati segnalati focolai“. Inoltre “sebbene la trasmissione da uccelli infetti all’uomo sia rara, dal 2020 si sono verificati casi di esposizione a questi virus senza che siano state segnalate infezioni sintomatiche”.
I fattori per cui l’Aviaria potrebbe infettare i mammiferi – viene spiegato – sono “vari” alcuni “intrinseci legati alle caratteristiche del virus o alla suscettibilità dell’ospite. Altri estrinseci”. Fra questi ultimi anche “le attività umane come le pratiche agricole e l’uso delle risorse naturali, nonché i fattori climatici e ambientali“. Secondo il report “per un’efficace riduzione del rischio è fondamentale un’attenta pianificazione dell’allevamento di pollame e animali da pelliccia, soprattutto nelle aree ad alta densità di uccelli acquatici”.