Il vertice è formato da soli uomini e la foto d’insediamento scatena la polemica. M5S: "Specchio di un Paese arretrato"
Nella giornata di giovedì 18 aprile si è riunito il nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Si tratta dell’organo, controllato dal Ministero della Salute, che è l’autorità competente per l’attività regolativa dei farmaci. A presiedere la riunione il nuovo Presidente Robert Giovanni Nisticò, nominato con decreto del Ministro della Salute, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, sentito il Ministro dell’Economia e delle Finanze.
La foto pubblicata sul sito dell’Aifa e sui social ritrae l’insediamento del nuovo Consiglio composto da 10 membri e si nota la presenza di soli uomini (compreso il presidente e i due direttori, scientifico e amministrativo) e neanche una donna. Uno scatto che ha scatenato le polemiche della politica.
Attanasio (Donne in Sanità): “Cda frutto di miopia”
“Il cda dell’Aifa tutto al maschile è il frutto di una assurda miopia degli uomini, ma anche delle donne che soffrono della ‘sindrome dell’impostore’. Si pone un problema di lotta contro il genere maschile che possiamo allargare a qualsiasi ‘minoranza’ anche se le donne non sono una vera minoranza”. Lo dice a LaPresse Iolanda Attanasio, direttrice dell’internazionalizzazione della ricerca dell’Istituo nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale’ di Napoli e coordinatrice del Gendere Quality Plan.Attanasio è referente regionale della Campania della Community di ‘Donne protagoniste in Sanità’, che prende una dura posizione nei confronti del cda dell’Aifa, tutto al maschile, che si è riunito per la prima volta due giorni fa. “Nel settore della Sanità la metà del personale è donna, ma ai vertici sono sempre meno dei colleghi uomini – afferma – e non appare un tema di interesse nonostante il Quinto obiettivo dell’Onu parli di parità di genere come priorità trasversale”. Quel testo, ricorda Attanasio, “è stato sottoscritto da 196 Paesi, ma resta carta morta”. La posizione della Rete contro il cda maschile punta il dito contro “la mancanza di parità di genere in una posizione così influente, solleva ancora molti interrogativi sul gender gap nei livelli decisionali, specialmente in un settore come quello sanitario”.
M5S, Cda solo maschile specchio di un Paese arretrato
“Sono particolarmente significative le immagini del Consiglio d’Amministrazione di Aifa, con dieci uomini seduti al tavolo di comando intorno al nuovo presidente Nisticò. Si tratta del secondo CdA consecutivo in cui l’Agenzia italiana del farmaco non riserva nemmeno un posto a una donna. Nei giorni in cui in Aula stiamo tornando a combattere per il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza, ci troviamo davanti a un altro segnale inquietante. L’Aifa non è tenuta per legge a rispettare le cosiddette quote rosa, previste per le società quotate e la PA, ma il fatto che si tratti di un’isola infelice non legittima affatto questa scelta retrograda. Da un’agenzia che si occupa di governare la spesa farmaceutica in Italia e di garantire l’accesso ai farmaci di tutti i cittadini, ci si aspetterebbe che rappresentasse più fedelmente il Paese. Ma è davvero possibile che non ci fosse una sola direttrice sanitaria, una sola ricercatrice da poter coinvolgere? La verità è quella foto è lo specchio di un Paese arretrato, schiavo di un’impostazione patriarcale e lontano anni luce da una reale parità di genere. Noi crediamo in un’Italia diversa, in cui le decisioni nell’interesse delle donne e degli uomini devono essere prese da donne e da uomini. Sarebbe francamente ora che l’Italia sbarcasse nel terzo millennio”. Lo scrivono in una congiunta i Parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari sociali di Camera e Senato.
Sbrollini (Iv): “Foto cda con tutti uomini impressiona”
“Facciamo gli auguri di buon lavoro al presidente Nisticò, ma la foto del nuovo Consiglio di amministrazione dell’Aifa con tutti uomini fa davvero impressione. Sembra sia stata scattata nel secolo scorso, e invece siamo nel 2024”. Lo afferma la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini, vice presidente della Commissione Affari sociali del Senato.“Si tratta di qualcosa di incredibile per almeno due motivi: il primo – spiega Sbrollini – è che in Italia, in questo settore, ci sono tantissime professioniste assolutamente capaci e preparate. Il secondo è che quello della scelta dei farmaci è un compito delicato, nel quale ci sono importanti risvolti di genere. Che siano solo uomini a decidere della salute delle donne è qualcosa che sconcerta. E ancora di più che tutto questo accada mentre a palazzo Chigi siede la prima donna presidente del Consiglio. Segno che forse le quote servono ancora, almeno finché il tetto di cristallo non sarà davvero infranto, in tutti i settori”.
Bonetti (Az): “Ancora troppe barriere e pregiudizi verso le donne”
“Nel mondo della ricerca scientifica italiana ci sono donne straordinarie. Eppure nessuna di loro è stata vista o è stata ritenuta in grado di partecipare alla gestione di una delle Agenzie più importanti del Paese. Per rispondere a chi si chiede perché nel 2024 servano ancora le quote rose, basta guardare la realtà dei fatti: ancora troppe barriere e troppi pregiudizi verso le donne. Un’altra occasione sprecata per fare un passo in avanti sulla parità di genere”. Lo scrive su X la vicecapogruppo di Azione-Per-Renew Europe alla Camera, Elena Bonetti, con riferimento alla composizione del cda Aifa.
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