Le diagnosi in Italia sono circa 5mila l'anno e la percentuale di sopravvivenza a cinque anni è circa del 40%
Il cancro ovarico, la malattia che la modella Bianca Balti ha rivelato di avere, colpisce ogni anno oltre 5mila donne secondo i dati dell’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). Interessa le ovaie e la sua percentuale di sopravvivenza a cinque anni non è alta: si aggira attorno al 40% per poi abbassarsi rapidamente negli anni successivi. È una percentuale bassa perché la diagnosi è quasi sempre tardiva, cioè è fatta quando ormai la malattia è avanzata.
I sintomi del cancro ovarico e come si diagnostica
Dolore addominale, senso di peso e gonfiore all’addome, difficoltà a respirare e mangiare, nausea e stanchezza eccessiva sono i sintomi, purtroppo generici, del cancro ovarico. Gli esami diagnostici come l’ecografia o quelli radiologici possono portare a un sospetto di tumore ovarico, suggerisce Fnomceo, la federazione dei medici, solo quando questo ha già causato notevoli cambiamenti di aspetto delle ovaie o degli organi pelvici, e spesso la diagnosi si fa dopo qualche segno che indirettamente la fa sospettare. Andare dal ginecologo può essere utile, ma per quanto riguarda il tumore ovarico non basta la visita annuale e neanche l’ecografia di routine, anche se alcuni studi hanno dimostrato che effettuare una visita annuale può ridurre il rischio di scoprire un tumore ovarico in fase avanzata. Il ginecologo però può identificare alcune pazienti più a rischio di altre, come per esempio le donne che presentano una particolare mutazione genetica che aumenta il rischio di avere un tumore mammario o ovarico. Esami diversi possono essere indicati nelle donne che hanno una familiarità per tumore ovarico o mammario (per esempio madre o nonna materna affette da una di queste malattie) perché una buona percentuale di tumori ovarici ha una forte componente genetica.
Come si cura il cancro ovarico
La cura per questo tumore è sicuramente la terapia chirurgica, molte volte con un approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di altre figure oltre al chirurgo ginecologo, come il chirurgo generale, l’urologo e l’oncologo. Alla chirurgia può essere affiancata la chemioterapia (sia prima sia dopo la chirurgia) e altre terapie che cercano di sfruttare la reazione del sistema immunitario. Esiste anche una nuova classe di farmaci che puntano a bloccare un enzima che favorisce la crescita dei tumori: sono i Parp inibitori, nati per le donne con tumore ovarico con una mutazione genetica, ma che sono risultati utilizzabili anche per pazienti prive di tale mutazioni. In alcuni casi, infatti, è stato osservato che i Parp si sono dimostrati utili nell’aumentare la sopravvivenza delle persone colpite da malattia. Nonostante siano farmaci molto costosi, hanno grandi vantaggi perché oltre alla loro efficacia possono essere gestiti dalla stessa paziente senza bisogno di assistenza e senza effetti collaterali gravi.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata