C'è chi ha chiesto e ottenuto l'accesso al suicidio medicalmente assistito e chi invece non ha avuto l'autorizzazione
Laura Santi, 50enne di Perugia, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, è ora libera di scegliere: dopo due anni dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo per ottenere una risposta da parte della azienda sanitaria umbra, è arrivata la relazione della commissione medica che attesta il possesso per la donna di tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo che in Italia ha legalizzato il ‘suicidio assistito’. Santi non è la prima ad avere chiesto il suicidio assistito: ecco qui in Italia l’ha ottenuto, chi dopo il via libera ha deciso di non procedere e chi non ha avuto l’autorizzazione.
Suicidio assistito, chi l’ha chiesto e ottenuto in Italia
Nel giugno 2022, Federico Carboni, 44enne di Senigallia, conosciuto durante la sua battaglia con il nome di fantasia ‘Mario’, è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla azienda sanitaria e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. La strumentazione per l’autosomministrazione del farmaco è stata acquistata tramite una raccolta fondi organizzata dall’Associazione Luca Coscioni e la consulenza medica è stata del dottor Mario Riccio, già anestesista di Piergiorgio Welby.
Nel 2023, ‘Gloria’ (nome di fantasia), donna veneta di 78 anni, paziente oncologica, è stata la seconda italiana, dopo Federico Carboni, ad accedere al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione per la sua autosomministrazione da parte della ASL competente. Anche nel suo caso, l’assistenza medica è stata prestata dal dottor Mario Riccio, anestesista di Welby e medico di fiducia di Federico Carboni. L’azienda sanitaria veneta, nel valutare la presenza dei requisiti per l’accesso al ‘suicidio assistito’ di ‘Gloria’, ha considerato i farmaci antitumorali mirati come trattamento di sostegno vitale. Il Veneto è dunque la prima Regione in cui la sentenza numero 242/19 della Corte costituzionale è stata applicata nel pieno rispetto della Carta costituzionale.
Nel 2023, ‘Anna’ (nome di fantasia), donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla, è la terza italiana ad accedere al suicidio medicalmente assistito, la prima ad aver potuto accedere alla procedura con l’assistenza completa del Servizio sanitario nazionale. Infatti il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal SSN e un medico, individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla Ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste, il 4 luglio 2023, e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di ‘Anna’.
Suicidio assistito, chi l’ha chiesto e ottenuto ma ha scelto di non procedere
Oltre a chi ha chiesto e ottenuto il suicidio assistito in Italia, ci sono state altre due persone che, dopo aver fatto richiesta e aver ricevuto il via libera, hanno scelto di non procedere. ‘Antonio’ (nome di fantasia), marchigiano tetraplegico dal 2014, dopo ben due anni dalla sua richiesta, nel 2023 ha ottenuto il via libera per poter accedere legalmente al suicidio assistito. Da quel momento è libero di scegliere se e quando porre fine alle sue sofferenze. Nel 2023, Stefano Gheller, 49enne veneto, affetto da distrofia muscolare. Dopo aver ottenuto questo diritto, Gheller ha scelto di non accedere alla pratica. È morto a causa dell’evoluzione della malattia nel 2024.
Suicidio assistito, chi l’ha chiesto e ottenuto ma non ha ancora potuto procedere
Tre persone a oggi hanno chiesto e ottenuto il via libera al suicidio assistito in Italia, ma al momento non hanno ancora potuto procedere. Di queste persone non sono ancora state rese note le generalità.
Suicidio assistito, chi l’ha chiesto ma non ha ottenuto il via libera
Nel 2021, Daniela, pugliese di 37 anni, affetta da un tumore al pancreas senza possibilità di cura, ha inoltrato la richiesta di accesso alla morte volontaria assistita, alla ASL della regione di residenza (Lazio) e a quella di domicilio (Puglia). Dopo mesi di attese e il primo diniego, dall’Asl di Roma, Daniela muore a causa del cancro, come non avrebbe voluto. Dopo due giorni dalla sua morte, la ASL pugliese ha comunicato l’inizio delle visite per la valutazione delle sue condizioni.
Nel 2022 Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano, da 18 anni immobilizzato a letto, a causa di una patologia irreversibile, ha fatto richiesta per poter accedere al “suicidio assisitito” ma a causa dei ritardi e della inadempienza dell’ASUR Marche, ha scelto di voler porre fine alle sue sofferenze tramite la sedazione profonda e continua.
Martina Oppelli, 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, completamente immobile, e dipendente dall’assistenza di terzi, ha diffidato l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Asugi) dopo il diniego ottenuto nel 2024 alla sua richiesta di accesso al “suicidio assistito” e presentato ricorso in Tribunale per la corretta identificazione della sua condizione. L’azienda sanitaria di riferimento non le riconosce il criterio del “trattamento di sostegno vitale”. Oppelli ha dichiarato di essere pronta ad andare in Svizzera per porre fine alle proprie sofferenze.
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