E’ stato eseguito in Veneto il quinto suicidio assistito in Italia. La vicenda riguarda una donna di 72 anni, da venti affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva. “Vittoria”, nome di fantasia, dopo aver atteso 8 mesi dalla sua richiesta è la quinta persona in Italia e la quarta seguita dall’Associazione Luca Coscioni, ad aver completato la procedura con l’assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale, che ha fornito il farmaco e ogni strumentazione necessaria. L’azienda sanitaria non ha invece individuato dei medici che, su base volontaria, assistessero la donna, che è quindi stata aiutata dal dottor Mario Riccio, medico anestesista, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby, e “Gloria”, una paziente oncologica veneta nel 2023. “Sono il medico che diciotto anni fa staccò la spina a Piergiorgio Welby, come mediaticamente è stato sintetizzato, in quell’occasione ci fu una rivolta di quasi tutto l’arco istituzionale che si oppose a questa scelta che sembrava non fosse una scelta di Piergiorgio Welby ma sembrava che fosse una scelta quasi mia”, ha spiegato il medico.
“Io ho ricevuto anche una querela del presidente emerito Cossiga che fece un esposto alla procura. Esponenti, diciamo, anche progressisti presero posizioni di opposizione a quello che è avvenuto. Oggi sarebbe impensabile un quadro del genere. Però la stessa cosa si riproduce con la morte medicalmente assistita verso la quale c’è da parte della classe politica e anche da una certa parte di esponenti della cultura italiana, un’opposizione che a mio parere non trova nessuna ragione”, continua Mario Riccio. “In Svizzera, in Spagna, in Canada, in Belgio, dove i Paesi hanno legiferato circa il 4% dei morti complessivi sono da attribuire alla morte medicalmente assistita. E’ un fenomeno importante perché è un nuovo modo di gestire il proprio fine vita”, ha concluso l’anestesista.
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