Già nove i focolai in Veneto, nel Bolognese risultato positivo un gatto che viveva con le galline
Sono già nove nella prima metà di gennaio i focolai di influenza aviaria in Veneto, tutti nel Veronese e riguardanti allevamenti di tacchini, di galline ovaiole o di pollame da carne. Da ottobre 2024, in Veneto si sono verificati 22 casi, distribuiti tra le province di Verona, Treviso e Venezia, secondo quanto rilevato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. In tutti questi, l’autorità sanitaria ha introdotto le misure restrittive e ordinato l’abbattimento dei capi, diverse centinaia, negli allevamenti infetti. Nel Bolognese è risultato invece infetto un gatto che viveva con le galline infette.
Ma quali sono i sintomi, i metodi di contagio e i modi per evitarlo?
L’importanza del controllo sanitario per questa malattia non è legato solo a un problema di sanità animale ma anche di salute pubblica, spiega l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Infatti “i virus influenzali appartenenti al tipo A possono infettare anche altri animali (maiali, cavalli, cani, balene) nonché l’uomo”. Data l’elevata frequenza con cui questi virus vanno incontro a fenomeni di mutazione, c’è la possibilità che da un serbatoio animale possa originare un nuovo virus per il quale la popolazione umana risulta suscettibile, dando modo alla malattia di estendersi a livello globale e provocando quindi una pandemia.
Contagio nell’uomo: come avviene
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità all’inizio della presente epidemia nelle zone del Sud-est asiatico, che ha preso il via nel corso del 2003, l’Oms ha lanciato un allarme a tutte le istituzioni internazionali a cooperare per attuare piani e azioni preventive per ridurre il rischio di passaggio all’uomo del virus aviario. Condizione essenziale perché virus che normalmente sono ospitati da animali diventino patogenici per l’uomo è che nel processo di riassortimento acquisiscano geni provenienti da virus umani, che li rendano quindi facilmente trasmissibili da persona a persona. I casi di influenza aviaria su uomo registrati nel corso del 2003 e 2004 sono invece casi di trasferimento diretto da pollame infetto a persone.
Dei 15 sottotipi di virus aviari, H5N1 circolante dal 1997, è stato identificato come il più preoccupante proprio per la sua capacità di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un periodo di almeno 10 giorni.
Le epidemie più recenti di aviaria
Nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus di contagiare direttamente anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in molti casi hanno portato a morte. Il rischio principale, che fa temere l’avvento di una nuova pandemia dopo le tre che si sono verificate nel corso del XX secolo (1918, 1957, 1968), è che la compresenza del virus aviario con quello dell’influenza umana, in una persona infettata da entrambi, faciliti la ricombinazione di H5N1 e lo renda capace di trasmettersi nella popolazione umana.
Come funziona il virus dell’aviaria
Le anatre selvatiche sono identificate, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, come fonte di contagio per il pollame da allevamento, (polli e tacchini), particolarmente suscettibile alla malattia. Nei Paesi asiatici, un ruolo preminente alla diffusione del virus è stato identificato nella vendita di pollame vivo ai mercati.
I virus di bassa patogenicità possono, dopo aver circolato anche per brevi periodi in una popolazione di pollame, mutare in virus altamente patogenici.
Si conoscono almeno quindici sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli.
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