Lo spostamento di lancette comporta un'ora di sonno in meno: gli effetti sulla salute

Torna l’ora legale nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2025. Le lancette andranno spostate in avanti di un’ora per avere più ore di luce e risparmiare sui consumi elettrici: si dormirà quindi di meno e ciò potrebbe portare a un incremento dei disturbi del sonno. A mettere in guardia da questi possibili disagi sono i medici della Fnomceo, Federazione degli ordini medici chirurghi e odontoiatri. 

Ora legale, lancette avanti o indietro?

Quando l’ora legale torna a essere solare bisogna spostare indietro di un’ora l’orologio e si dorme un’ora in più. Quando, invece, si passa dall’ora solare a quella legale – generalmente sempre a fine marzo – l’ora si sposta in avanti, perdendone una di sonno.

Uno studio dimostra come le persone dormano significativamente di più nel breve periodo quando guadagnano un’ora in più di notte dopo il “ritorno all’ora solare”, quindi in un fine settimana di ottobre. Inoltre, i ricoveri ospedalieri diminuiscono drasticamente per quattro giorni: ad esempio, i ricoveri per malattie cardiovascolari diminuiscono di dieci unità per milione di abitanti.

Ora legale e disturbi del sonno: chi ne soffre

I disturbi del sonno legati all’introduzione dell’ora legale hanno maggiori probabilità di colpire gli adolescenti, i nottambuli e le persone che devono iniziare a lavorare molto presto. I dati della letteratura indicano anche che – come molte decisioni politiche prese nell’interesse della maggioranza della popolazione e tese anche a dare un impulso all’economia – il cambiamento dell’ora può comportare degli svantaggi soprattutto nei confronti delle persone più povere ed emarginate. Il cambiamento di ora, inoltre, potrebbe avere un effetto anche sui bambini.

Ora legale e sonno, gli effetti sui bambini

Il tramonto più tardivo sembra ridurre la durata del loro sonno: quando il sole tramonta più tardi, i bambini vanno a letto più tardi ma non riescono a compensare svegliandosi più tardi. Se il sonno è più breve, i bambini studiano di meno e aumenta la durata del pisolino che riescono a fare talvolta dopo pranzo.

Secondo alcuni autori, a livello di popolazione e sui grandi numeri, i deficit cronici di sonno si tradurrebbero in un minor numero di anni di istruzione e in tassi più bassi di completamento delle scuole elementari e medie tra i bambini in età scolare. Questi dati però sono controversi. Altre fonti minimizzano l’impatto della durata maggiore o minore del sonno sulla crescita infantile; dormire di più potrebbe aumentare il rischio di sovrappeso nel bambino, per esempio. E l’impatto del sonno sulle capacità cognitive potrebbe essere molto modesto o addirittura nullo.  

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