Il Premier in visita ai Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare Infn

 “Una visita nello straordinario, un posto incredibile“. Mario Draghi ha appena ‘esplorato’ insieme al premio Nobel per la fisica 2021 i laboratori sotterranei del Gran Sasso dell’Infn ed è entusiasta. La ricerca, il premier non ha dubbi, “deve essere al centro della crescita dell’Italia”. Per questo, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Governo ha deciso di investire “oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca”, in modo da finanziare “fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea”. I laboratori sono, per il capo del Governo, “una delle grandi eccellenze del Paese”, di cui l’Italia “è orgogliosa”, ma in questo particolare momento di opportunità e svolta per il Paese, Draghi intende dare un nuovo contributo alla scienza, che sia “continuo” e “senza ingerenze”.

 Il premier si mette ancora una volta dalla parte degli scienziati. La pandemia, ricorda, ha riproposto la centralità della scienza. “È il silenzioso lavoro dello scienziato – sottolinea – a fare la differenza tra la morte e la vita, tra la disperazione e la speranza”, come dimostrato da quanto accaduto sui vaccini ma anche nel contrasto al cambiamento climatico. “Ma la scienza – sottolinea Draghi – non è soltanto una somma di scoperte. È soprattutto metodo. Ci ricorda che alla base di ogni dibattito, anche il più acceso, devono esserci evidenze affidabili e verificabili”. Per questo, è l’inciso dell’ex numero uno Bce, “chiunque abbia posizioni di responsabilità o la capacità di influenzare il dibattito pubblico deve distinguere tra i fatti e ciò che è soltanto opinione. Oggi, ci confrontiamo con pulsioni antiscientifiche (Guarda Video), che puntano alla delegittimazione dei singoli scienziati o delle loro istituzioni. Dobbiamo difenderli e dobbiamo coltivare la cultura scientifica, promuoverne il ruolo centrale nella società”, scandisce.

 Farlo, realizzare “il pieno potenziale della ricerca”, vuol dire per il presidente del Consiglio anche “puntare su chi è stato spesso ai margini di questo mondo: le donne”. Anche in questo ambito, infatti, ricorda, per troppo tempo le posizioni di vertice sono state appannaggio degli uomini e anche se “oggi sono molte di più le ricercatrici italiane che si affermano ai massimi livelli”, è necessario fare di più, perché “sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono studi scientifici”. Oltre un miliardo, sottolinea, è stato investito dal Governo per potenziare l’insegnamento delle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) “anche con l’obiettivo di superare gli stereotipi di genere”, ma resta prioritario “intervenire lungo tutto l’arco dell’istruzione, dalla scuola all’università”. Impegno, poi, anche sui giovani ricercatori. “Il numero di nuovi dottori di ricerca in Italia è calato del 40% tra il 2008 e il 2019, ed è oggi tra i più bassi nell’Unione Europea. Per invertire questa tendenza – sottolinea il capo del Governo – raddoppiamo il numero delle borse di dottorato, dalle attuali 8-9 mila l’anno a 20mila, e ne aumentiamo gli importi”, finanziando “circa 2.000 nuovi progetti” di giovani ricercatori sul modello dei bandi europei.

 La ministra dell’Università Maria Cristina Messa, Sergio Parisi e Lucia Votano, dirigente di ricerca emerita Infn, annuiscono. Il premio Nobel, però, chiede a Draghi che ci sia “regolarità” nel finanziamento alla ricerca anche dopo il Pnrr. Il premier risponde presente: “La ricerca scientifica è rigore, entusiasmo, visione – a servizio della collettività e delle generazioni future. Per troppi anni, l’Italia non ha saputo accompagnare i suoi scienziati con la convinzione che meritano. Molti di loro sono partiti – non per scelta ma per costrizione – ricorda – Colmare questi ritardi richiede coraggio, determinazione, ma soprattutto necessita di continuità. Tocca a noi tutti prenderci cura della scienza, come la scienza si è presa cura di noi”.

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