L'avvocato Taddei non è stupito all'indomani dell'ultimatum
"Una delle regioni più ricche d'Europa è anche quella più inquinata del continente, con livelli di particolato pari solo a quelli di alcune aree industriali della Polonia. È una situazione sconcertante". Ugo Taddei, avvocato dell'associazione ClientEarth, non è per niente stupito all'indomani dell'ultimatum della Commissione Europea all'Italia. Con l'organizzazione di avvocati per l'ambiente che in tutta Europa offre consulenza legale a cittadini e a associazioni, il 27 aprile ha ottenuto una vittoria storica contro il governo inglese. Ora, avvisa, "se il nostro Paese non farà qualcosa per limitare i continui sforamenti dei valori di pm10 nella pianura Padana, potrebbero arrivare in futuro".
DOMANDA Il problema dell'inquinamento esiste da tanto tempo. Perché la lettera della Commissione è arrivata a Roma proprio adesso?
RISPOSTA Tempi e modalità di questo avvertimento non sono casuali. Il nostro governo ha già ricevuto un ammonimento a metà febbraio per i livelli fuori legge di biossido di azoto. L'avviso riguardava anche Francia, Spagna, Germania e Regno Unito: siamo stati gli unici a non rispondere. Un richiamo per il particolato, invece, non era ancora arrivato a nessuno. È un problema che riguarda di solito le economie meno avanzate, che fanno largo uso di riscaldamento a legna o a biomassa. Noi siamo in fondo alla classifica anche su questo.
D Il nostro Paese potrebbe ricevere sanzioni?
R Non nell'immediato, ma questa iniziativa della Commissione arriva a pochi giorni dalla sentenza con cui la Corte di Lussemburgo ha condannato la Bulgaria, spalancando la porta alle sanzioni agli Stati. Il primo avvertimento è stato per l'Italia. Non è un caso: ci stanno dicendo che non si può perdere altro tempo.
D Quali sono gli effetti immediati dello smog nell'aria che respiriamo?
R In Europa l'inquinamento atmosferico causa ogni anno 460mila morti premature, secondo i dati dell'agenzia europea dell'ambiente. L'Italia è seconda nel continente per decessi dovuti all'esposizione al particolato sottile (pm2,5), con oltre 66mila morti. Soprattutto, il nostro Paese è quello con il più grave impatto sanitario dovuto agli altri inquinanti: 3mila vittime dell'ozono, 21mila morti per il biossido di azoto. Un dato quasi doppio rispetto al Regno Unito, dove ieri il governo è stato condannato per la terza volta da un giudice per l'indeguatezza dei suoi piani per la qualità dell'aria.
D Quella di ieri a Londra è considerata una sentenza storica, ed è finita sulle prime pagine dei giornali britannici. Perché?
R ClientEarth ha vinto la prima causa contro il governo inglese per le violazioni dei livelli di biossido di azoto nel 2011. Da allora ha continuato a chiedere il miglioramento dei piani, esigendo standard più alti in tempi brevi. Abbiamo vinto nel 2015 e ancora nel novembre 2016. Downing Street doveva pubblicare una bozza delle nuove regole entro il 24 aprile, poi ha annunciato le elezioni e chiesto, per questo, un rinvio del provvedimento. Il giudice invece ha riconosciuto che si tratta di un'emergenza e stabilito che le norme non possono più aspettare.
D Anche in Italia, in particolare in Lombardia, avete chiesto miglioramenti nel Piano degli Interventi per la qualità dell'Aria, rivolgendovi anche al Tar.
R Il 3 aprile la giunta regionale ha dato il via al procedimento di aggiornamento del Piano, che in questi anni si è rivelato insufficiente. Una decisione che accoglie, di fatto, la richiesta delle organizzazioni. Cittadini per l'Aria e AIPI, con il sostegno di ClientEarth, avevano chiesto di aggiornare il piano. Ora speriamo in un risultato in tempi brevi. Secondo le stime, se non saranno presi provvedimenti, da qui al 2020 solo a Milano moriranno 3mila persone all'anno. Con misure efficaci le vittime potrebbero essere più che dimezzate.
D Perché è così difficile per i governanti prendere iniziative efficaci nella lotta all'inquinamento?
R Le misure che hanno un vero impatto non sono mai accolte con favore dalla popolazione. Parliamo di uno stop a tutti i diesel fino all'Euro6 (mezzi che inquinano in media 7 volte più di quanto dichiarato, come ha dimostrato il caso Volkswagen), con costi economici alti che andrebbero compensati con incentivi. Poi andrebbero proibite del tutto le stufe a legna e biomassa, che producono più particolato dei camion. Norme del genere sarebbero molto impopolari, e per questi gli amministratori le rimandano. Ma in gioco c'è la salute, e ora non si può più aspettare.
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