Cannes (Francia), 25 mag. (LaPresse) – Sergei Loznitsa torna a Cannes in occasione del 65esimo festival francese del cinema per presentare in concorso ‘In the fog’, a due anni di distanza dalla presentazione al festival di ‘My Joy’ sua opera prima. Il regista ucraino ha iniziato la sua carriera come documentarista. Dopo aver studiato ingegneria si è laureato presso l’Istituto nazionale di cinematografia di Mosca. Dal suo debutto, riferisce il festival in una nota, l’aspetto sociale è onnipresente nelle sue realizzazioni che spera “spingano le persone a reagire e a cercare di capire alcune cose essenziali della vita di cui non sarebbero venuti a conoscenza”.
Dapprima i suoi film sono stati dei documentari con cui testimoniava la vita dei contadini russi e in cui raccontava la loro vita quotidiana. “Ho viaggiato in tutta la Russia. L’esperienza che ho vissuto e le storie che mi hanno raccontato restano per me un momento indimenticabile”. Storie umanistiche che risuonano di verità. Nel 2010, ‘My joy’ è la continuazione logica dei suoi documentari, storie popolari da lui raccolte ai confini della Russia. Nel suo secondo film, ‘In the fog’, un adattamento del libro di Vasil Bykov, il regista ucraino racconta sempre della classe operaia, aggiungendo però una dimensione storica.
Ambientato nel 1942 in un’area occupata dai nazisti, il film racconta della campagna di resistenza. Un giorno un treno deraglia non distante dal villaggio dove un ferroviere Sushenya vive con la famiglia. Viene arrestato seppur innocente, insieme a un gruppo di sabotatori, ma l’ufficiale tedesco decide di liberarlo. In breve si diffondono voci di tradimento e due partigiani si mettono sulle tracce di Sushenya per ucciderlo. Lo spingono nella foresta, ma lì i due partigiani subiscono un’imboscata. Sushenya resta nel bosco solo con se stesso. “E’ mio dovere puntare lo sguardo indietro e di conseguenza guardare al futuro”, ha aggiunto il regista.
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