Milano, 8 lug. (LaPresse) – Quando si è giganti della musica, non c’è bisogno di un nuovo disco da promuovere, basta una scusa qualsiasi per rimettersi su un palco e fare la gioia dei fan che non chiedono di meglio di un nuovo live. Così quest’estate Robert Smith e i suoi Cure si sono rimessi in pista, cogliendo l’occasione del ventennale di ‘Wish’, il loro disco di maggior successo commerciale, e hanno imbastito SummerCure, un tour che tocca i maggiori festival estivi, e che ieri sera è approdato all’arena concerti della fiera di Rho Milano per l’ultima serata dell’Heineken Jammin’ Festival 2012.
Ancora una volta i Cure hanno dimostrato la loro generosità artistica e l’inesauribile energia in due ore e 50 minuti di concerto immaginifico e stupefacente. Con all’attivo 13 album da studio, Smith e compagni hanno solo l’imbarazzo della scelta per le loro setlist, ma hanno una predilezione per la produzione pre-Wish. Così ieri sera sono state 34 le canzoni pescate a piene mani, con pochissime eccezioni, dal loro repertorio storico 1979-1992, unendo hit imprescindibili che li hanno portati al successo mondiale e chicche che non ci si sognerebbe di sentire dal vivo, deliziando i fan storici e sorprendendo tutti quelli che quando quei pezzi venivano scritti spesso non erano nemmeno ancora nati.
Tanti i cambiamenti di formazione in questi 30 anni e più di carriera: con Smith sul palco il compagno di (quasi) sempre Simon Gallup e il suo inconfondibile basso, responsabile delle linee assassine che caratterizzano le canzoni dei Cure; alle tastiere Roger O’Donnell, tastierista della band dal 1987 rientrato dopo un lungo periodo di assenza; alla batteria Jason Toop Cooper, con la band dal 1995; e alla chitarra la new entry Reeves Gabrels, virtuoso statunitense considerato tra i migliori improvvisatori in circolazione, con alle spalle una lunga carriera al fianco di David Bowie. Su di loro giganteggia e gigioneggia l’antimonarchico Smith (sulla chitarra la scritta ‘2012: Cittadini non sudditi’) dalla voce e lo stile inconfondibile, anima e motore della band che ha fatto la storia della musica made in Uk, pura icona del post-punk e new wave che va oltre ogni etichetta.
Setlist
Plainsong, Pictures of You, Lullaby, High, The End of the World, Lovesong, Sleep When I’m Dead, Push, In Between Days, Just Like Heaven, From the Edge of the Deep Green Sea, The Hungry Ghost, Play for Today, A Forest, Primary, The Walk, Friday I’m in Love, Doing the Unstuck, Trust, Want, Wrong Number, One Hundred Years, Disintegration.
Primo bis: Shake Dog Shake, Bananafishbones, The Top.
Secondo bis: Dressing Up, The Lovecats, The Caterpillar, Close to Me, Just One Kiss, Let’s Go to Bed, Why Can’t I Be You?, Boys Don’t Cry.
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