Roma, 11 gen. (LaPresse) – Con Mariangela Melato, spentasi questa mattina a 71 anni in una clinica romana, scompare uno dei volti del teatro e del cinema italiani. Attrice ironica e intelligente, era capace di passare da registri drammatici ai toni della commedia, così come dal palcoscenico teatrale all’obiettivo della macchina da presa. Indissolubilmente legata ai grandissimi del cinema, ha dato volto e anima a indimenticabili lavori di registi come Pupi Avati, Lina Wertmüller e Mario Monicelli.
Vincitrice di diversi David di Donatello, Nastri d’Argento e di un Globo d’oro, la Melato era nata a Milano il 19 settembre 1941. Il suo esordio sul palcoscenico avvenne nel 1960 nella compagnia di Fantasio Piccoli, dopo il diploma all’Accademia dei filodrammatici di Milano. Recitò quindi con Dario Fo dal 1963 al 1965, che la diresse in ‘Settimo Ruba un po’ meno’ e ‘La colpa è sempre del diavolo’; nel 1967 Luchino Visconti la volle ne ‘La monaca di Monza’ e nel 1968 fu con Luca Ronconi ne ‘L’Orlando Furioso’.
Il debutto cinematografico avvenne quasi per caso nel 1969: Pupi Avati la volle per ‘Thomas e gli indemoniati’ (e Avati la diresse di nuovo in ‘Aiutami a sognare’ nel 1981) e di lì in poi la sua carriera cinematografica prese il via. Si contano più di 60 pellicole nella sua filmografia, sia sul piccolo che sul grande schermo. Il sodalizio con la Wertmüller regalò al cinema ‘Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e ‘Film d’amore e d’anarchia’ (1973), ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto’ (1974) a fianco di Giancarlo Giannini, e ‘Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986). Per Mario Monicelli recitò in ‘Caro Michele’ (1976) e di nuovo in ‘Panni sporchi’ (1999), per Giuseppe Bertolucci in ‘Oggetti smarriti’ (1980), ‘Segreti segreti’ (1985) e in ‘L’amore probabilmente (2001), per Sergio Citti in ‘Casotto’ (1977) e ‘Mortacci’ (1988).
Si ricordano inoltre, tra gli altri, ‘Per grazia ricevuta’ di Nino Manfredi (1971), ‘La classe operaia va in paradiso’ di Elio Petri (1971) a fianco di un indimenticabile Gian Maria Volontè, ‘Lo chiameremo Andrea’ di Vittorio De Sica (1972), ‘Caro Michele’ di Mario Monicelli (1976), ‘Il pap’occhio’ di Renzo Arbore (1980). All’estero prese parte a ‘Sterminate Gruppo Zero’ di Claude Chabrol (1974), ‘Flash Gordon’ di Mike Hodges (1980), ‘Giselle’ di Herbert Ross (1987).
A partire dagli Anni 90, Mariangela Melato lavorò per la televisione (si ricordano ‘Una vita in gioco’ del 1991, ‘Due volte vent’anni’ del 1995, ‘L’avvocato delle donne’ del 1997, ‘Rebecca, la prima moglie’ del 2008). Negli ultimi anni, però, le sue apparizioni sullo schermo si diradarono e preferì invece concentrarsi sul lavoro teatrale, primo amore cui rimase indissolubilmente legata. Sul palcoscenico affrontò con intensità le tragedie di ‘Medea’ (1986) e ‘Fedra’ (1987) di Euripide, ‘Vestire gli ignudi’ di Luigi Pirandello Pirandello (1990) e ‘La bisbetica domata’ di Shakespeare (1992). Dal 1993 collaborava con il Teatro Stabile di Genova, per cui ha messo in scena, tra gli altri, ‘Un tram che si chiama desiderio’ di Arthur Miller e, ultimo nel 2010, ‘Il dolore’ tratto da Marguerite Duras. L’intensa e memorabile ‘Filumena Marturano’ di Eduardo De Filippo, in coppia com Massimo Ranieri, andata in onda su Rai1, è stata la sua ultima apparizione televisiva.
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