Venezia, 5 set. (LaPresse) – Oggi alla Mostra internazionale del cinema di Venezia è la volta del terzo e ultimo film italiano in concorso: ‘Sacro Gra’ di Gianfranco Rosi. Il film documentaristico che racconta la vita intorno al Grande raccordo anualare (G.r.a) di Roma, è stato presentato stamattina alla stampa e stasera incontrerà il pubblico in laguna. Dopo il debutto al lido, la nuova pellicola del regista uscirà nelle sale il 26 settembre.
Dopo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei drop out, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi ha deciso di raccontare un angolo del suo Paese, girando per quasi tre anni con un mini-van sul Grande raccordo anulare di Roma e scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo cela oltre il muro del suo frastuono continuo. Dallo sfondo emergono personaggi altrimenti invisibili e apparizioni fugaci: un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici.
Non solo tra i personaggi che vengono scoperti c’è anche un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca che fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore di anguille vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere. Lontano dai luoghi canonici di Roma, il Grande Raccordo Anulare si trasforma in collettore di storie a margine di un universo in espansione.
L’ispirazione del regista per il film è stato il libro ‘Le città invisibili’ di Calvino che portava con sé mentre cercava le location del film. Il tema del libro è il viaggio, spiega Rosi nelle note di regia, “inteso come relazione che unisce un luogo ai suoi abitanti, nei desideri e nella confusione che ci provoca una vita in città e che noi finiamo per fare nostra, subendola”.
“Il libro – prosegue il regista – percorre strade opposte, si lascia trascinare da una serie di stati mentali che si succedono, si accavallano. Ha una struttura complessa e il lettore può rimontarla a seconda dei suoi stati d’animo, delle circostanze della sua vita, come è successo a me. Questo libro mi è stato di stimolo nei tanti mesi di lavorazione del film, quando il vero Gra sembrava sfuggirmi, più invisibile che mai”.
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