Roma, 25 set. (LaPresse) – “Sono profondamente ferito dall’accanimento che si sta operando su di me con un sequestro che non ha alcuna ragione di esistere, sia perché sto pagando il debito fiscale, di gran lunga inferiore al valore del sequestro, sia perché, tengo a precisare, non ho commesso alcun reato, come detto e scritto, prima di questo provvedimento, da altri giudici penali”. Così Raul Bova scrive sulla sua pagina di Facebook dopo una presunta evasione fiscale che ha portato al sequestro preventivo di tre immobili eseguito ieri dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza per un ammontare di 1,5 milioni di euro. Da quanto riportato da ‘laRepubblica’, per l’inchiesta romana l’attore avrebbe trasferito alcuni costi sulla società di produzione Sammarco srl. per poter pagare un’aliquota Iva più bassa.
“Ho preso atto, a seguito delle contestazioni della Agenzia delle Entrate, del fatto che i miei amministratori hanno compiuto un errore di cui ora pago le conseguenze io” ha aggiunto l’attore. “Ho quindi, con l’ausilio dei miei consulenti deciso di definire immediatamente un accordo con l’agenzia delle Entrate in base al quale sto da tempo pagando quanto è poi risultato da me dovuto a seguito delle verifiche ed intese con l’Agenzia delle Entrate”. Bova, inoltre, precisa che il procedimento penale aperto nei suoi confronti non è per evasione fiscale ma “per una ritenuta elusione fiscale” che “nasce da un ritenuto abuso di un mio diritto”.
Infine, l’attore ritiene che concedere questo sequestro sia stato “un accanimento dei giudici, come se fossi un delinquente pronto a far sparire i miei averi, come se non stessi pagando al fisco quanto dovuto”. E ancora: “Il mio unico avvocato mi spiega, ogni giorno, che non ho commesso alcun reato penale. Sono perciò convinto di riuscire a dimostrare in tribunale il fatto che non ho compiuto alcun reato e ovviamente reagirò per evitare che lo Stato, attraverso le sue articolazioni che non dialogano tra loro, pretenda da me, del tutto ingiustamente, che paghi due volte per lo stesso debito”.
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